23 Novembre 2024
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di Lorena Antonioni | Il suo è un volto familiare, guardandolo penserete di averlo già incrociato da qualche parte. Mario Acampa, di gavetta, in questi anni ne ha fatta tanta. Dal suo debutto con la Torino Spettacoli ne Il soldato fanfarone alla conduzione di Tv Ribelle su RaiGulp, esperienze che ricorda con grande entusiasmo e che indubbiamente gli hanno insegnato moltissimo sia dal punto di vista professionale che umano.

Mario, pur avendo la fortuna di lavorare sin da subito con grandi produzioni, non ha mai abbandonato gli studi fino alla laurea in giurisprudenza. Un percorso forse insolito per un attore, eppure -come rivela lui- utile per capire meglio cosa voleva fare. Il teatro, suo primo amore, gli ha permesso di cimentarsi con una sfida importante, quella di The Blues Legend, con la regia di Chiara Noschese, celebre interprete delle commedie musicali di maggior successo in Italia, che ha insegnato tanto al cast, e che Mario sente di dover ringraziare per il metodo di lavoro preciso e puntiglioso che gli ha permesso di raggiungere una nuova consapevolezza come interprete, affrontando un palco importante come quello del Nazionale di Milano.

210721346-a3b707b1-c9bb-414e-a70f-4981285e42cbAd ascoltarlo non si può non restare colpiti dalla grande energia di questo ragazzo, così giovane eppure così determinato e pieno di sogni, che lui vede come obbiettivi concreti da raggiungere con un duro lavoro e uno studio costante. Un’esperienza che l’ha gratificato e messo alla prova, non nelle vesti di interprete ma come regista è stata sicuramente la rivisitazione de Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery in chiave lirica al Teatro Carignano di Torino. Una sfida impegnativa e stimolante che Mario ha gestito con grande professionalità, lavorando moltissimo con i cantanti e optando per scelte registiche nette, per rendere contemporaneo un linguaggio complesso come quello dell’opera che a suo parere è una delle forme d’arte più complesse e complete perché rispecchia gli istinti primari dell’uomo. La vera sfida è stato reinterpretare un testo noto come quello del Piccolo Principe, mantenendo l’assetto dell’opera e conferendo al tutto una contemporaneità senza perdere il linguaggio musicale classico che è la base dell’opera. Ron Howard l’ha voluto a Budapest per girare alcune scene sul set del nuovo film Inferno, insieme a Tom Hanks: un’occasione per carpire i segreti del mestiere, studiando la calma e la concentrazione che la star americana aveva un attimo prima di entrare in scena.

In questi giorni Mario è tornato a Torino, per presentare il film che lo vede protagonista insieme ad un cast tutto piemontese: Press. Qui interpreta un giornalista preoccupato per il suo futuro lavorativo e deciso a restare nel settore, anche a costo di inventarsi qualche scoop. Un ruolo che Mario ha preparato insieme alla sua actor coach, decidendo di non giudicare mai il personaggio, ma divertendosi ad interpretare anche le situazioni più particolari che si presentavano. Ogni giorno sul set, dopo aver lavorato alla costruzione del personaggio, lasciava che le cose venissero da sé, che è un po’ la sua filosofia di vita.  

Un mestiere scelto per pura passione, stupendosi di ogni successo e di ogni gratificazione, senza aspettarsi mai nulla. Un attore che non resta a guardare ciò che accade intorno ma si schiera in prima linea, invitando il più possibile ad andare al cinema, per sostenere la cultura e il lavoro di tanti professionisti, italiani, e in particolar modo torinesi. Già, perché nel lontano 1914 Torino era considerata la capitale italiana della Settima Arte, con Cabiria di Giovanni Pastrone, e Mario, da attore nonchè da spettatore, auspica che in questa città si torni a fare quel buon cinema apprezzato in tutto il mondo.

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