La notte di Tianjin, città portuale del nord della Cina, è stata illuminata da un’esplosione di materiali pericolosi, causando oltre 44 morti, ma le vittime sono destinate ad aumentare. L’esplosione è stata sentita anche a molti chilometri di distanza facendo pensare a un terremoto o un’esplosione atomica. In queste ore si stanno calcolando i danni ambientali. Poche le notizie ufficiali a causa della censura cinese che fin dalle prime ore ha bloccato social network e siti internet.
L’incidente, avvenuto alle 23,30 locali, è stato causato dall’esplosione di materiali chimici infiammabili, depositati nella zona industriale della città. I sopravvissuti parlano di scenario apocalittico, la terra che tremava con violenza, così come gli edifici e le auto, un nuvola di fumo nero intenso di decine di metri si è sollevata in cielo poco dopo la deflagrazione. Uno scenario che non può non fare ripensare al Giappone, a pochi giorni di distanza dalle commemorazioni di Hiroshima e Nagasaki, è polemica infatti per le recenti dichiarazioni del premier giapponese, Shinzō Abe, per la riapertura dei reattori nucleari ad appena quattro anni dalla catastrofe di Fukushima.
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