JB | La giunta della Regione Toscana ha deliberato lo stato di calmità naturale per la laguna di Orbetello. Primo passo per attivare le procedure che porteranno ai risarcimenti per i pescatori e allo stanziamento dei fondi necessari per il ripristino ambientale. Ma oggi la laguna è uno specchio d’accqua senza vita. Spigole, orate, anguille e cefali sono scomparsi. Morti asfissiati in una sola notte.
Duecento tonnellate di pesce andate perdute con un danno economico stimato in dieci, forse addirittura quindici milioni di euro. E per ripopolare la laguna serviranno almeno due anni perché, come spiegano i biologi marini, i tempi di riproduzione delle specie ittiche di Orbetello vanno dai 24 mesi dell’orata fino agli otto anni delle anguille.
Una vera e propria catastrofe ambientale che rischia di avere ripercussioni serie sull’economia di un’intera provincia. La causa di tutto ha un nome: anossia, ovvero l’insufficiente ossigenazione dei tessuti dovuta in questo caso alla diminuzione dell’ossigeno presente nelle acque della laguna. Senza il giusto apporto di ossigeno i pesci di Orbetello sono morti per asfissia. E le carcasse sono venute a galla, coprendo la laguna e decomponendosi rapidamente. Colpa del clima? Piuttosto colpa di un mese di luglio eccessivamente caldo, che ha alterato anche le temperature del mar Tirreno.
Negli ultimi trenta giorni tra Livorno e l’Argentario la temperatura dell’acqua ha toccato i 30°, il polo più caldo di tutto il Mediterraneo, ancor più caldo del tratto di mare davanti alle coste di Libia ed Egitto. Più la temperatura dell’acqua aumenta più si libera ossigeno nell’aria, specialmente durante la notte.
I pesci rimasti senza ossigeno e sono morti. I mesi più caldi dell’anno sono sempre coincisi con una situazione di crisi per l’equilibri della laguna, ma quest’anno le temperature elevate hanno inciso in maniera determinante. Neanche il consueto pompaggio delle idrovore con acqua dal mare aperto ha migliorato la situazione: le acque del Tirreno hanno poco ossigeno perché troppo calde.
Per approfondire leggi il parere di Andrea Ponticelli