26 Ottobre 2024
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Fonte AIRC

  • Il nome amianto, o asbesto, è utilizzato per indicare sei diversi minerali della classe dei silicati.
  • Se inalate, le polveri contenenti fibre di amianto causano il mesotelioma, un cancro relativamente raro delle membrane sottili che rivestono il torace e l’addome, tumori del polmone, della laringe e dell’ovaio.
  • In Italia la produzione, la vendita e l’uso dell’amianto sono vietati dal 1992; tuttavia esistono ancora nazioni in cui può essere estratto e lavorato per l’esportazione.
  • In alcuni studi, finanziati dalle industrie dell’amianto, si sostiene che il crisotilo, il tipo di amianto più comune, non sia cancerogeno.
  • L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si è espressa chiaramente: tutti i tipi di amianto sono cancerogeni.

Con il nome amianto si indicano sei diversi minerali appartenenti alla classe dei silicati: actinolite, amosite, antofillite, crisotilo, crocidolite e tremolite. In base alla composizione chimica, questi silicati sono suddivisi in due gruppi: i silicati che contengono calcio e magnesio sono detti anfiboli e comprendono actinolite, amosite (detta anche amianto bruno), antofillite, crocidolite (amianto blu) e tremolite; il crisotilo (amianto bianco) invece è un silicato di magnesio che appartiene al gruppo del serpentino. Il termine asbesto è sinonimo di amianto. Non è raro sentire utilizzare la parola eternit per indicare l’amianto, ma in realtà sono due cose diverse. Eternit è il nome commerciale (derivato da quello di un’azienda produttrice) di un materiale costituito da cemento mescolato a fibre di amianto. La caratteristica fondamentale dell’amianto è di essere formato da fibre molto sottili, flessibili e resistenti.

Versatile ma pericoloso

Le parole amianto e asbesto derivano dal greco e fanno riferimento a importanti proprietà del materiale: significano, rispettivamente, “incorruttibile” e “che non brucia”. Il basso costo e il fatto che l’amianto sia piuttosto resistente alla degradazione e al calore ne hanno favorito il successo commerciale. È stato usato per moltissime applicazioni industriali e civili, soprattutto in edilizia, dove sono state sfruttate le caratteristiche di buon isolante termico e acustico. Le fibre che si ottengono per macinazione del minerale, filate, sono state utilizzate per produrre tessuti resistenti al fuoco.

Purtroppo questo materiale così versatile si è rivelato molto pericoloso: le fibre di amianto possono infatti causare tumori del polmone e mesoteliomi. Quando vengono inalate, le fibre entrano in profondità nei polmoni e altri organi, e poiché sono resistenti alla degradazione, non vengono eliminate. La presenza delle fibre crea uno stato di infiammazione persistente che induce dei danni a carico del DNA delle cellule e ne favorisce la trasformazione tumorale. A seconda del tipo di cellule coinvolte, le conseguenze possono essere diverse. Se vengono danneggiati i tessuti polmonari, si sviluppa un tumore del polmone; se lo sono le cellule della pleura (la membrana che avvolge il polmone) si forma un mesotelioma pleurico, e così via. Il progresso dalla prima lesione alla malattia è in genere molto lungo: possono passare anche 40-50 anni dall’inizio dell’esposizione all’amianto, e mediamente 25, prima che compaia il cancro, in particolare il mesotelioma.

La pericolosità dell’amianto è legata alla liberazione delle sue fibre nell’aria. Un manufatto contenente amianto è tanto più pericoloso quanto più è friabile: il rivestimento di alcune tubazioni, per esempio, può essere ridotto in polvere dalla semplice pressione delle dita. Meno pericoloso è l’amianto detto “in matrice compatta” come per esempio il cemento-amianto o il vinil-amianto, usato per le pavimentazioni. La pericolosità aumenta se il manufatto non è in buono stato o è danneggiato. Per questo non è consigliabile, né legale, improvvisare opere di bonifica fai-da-te in presenza di manufatti che contengono amianto, come tettoie o pavimentazioni. Non è sufficiente indossare una mascherina per proteggersi e si rischia di diffondere e trasportare in giro fibre rimaste tra i capelli o sui vestiti, esponendo al pericolo i propri familiari e altre persone. Per legge, bisogna rivolgersi a ditte specializzate e autorizzate

Fonte Istituto Superiore di Sanità

 1.545 persone perdono la vita ogni anno a causa del mesotelioma in Italia. La mortalità si riduce tra gli under 50

Tra il 2010 e il 2020 ogni anno in Italia sono decedute per mesotelioma in media 1.545 persone, 1.116 uomini e 429 donne. Dei decessi osservati in media ogni anno, 25, (l’1,7%) avevano un’età uguale o inferiore ai 50 anni.

Sono i dati riportati nel nuovo rapporto Istisan 24|18 ‘Impatto dell’amianto sulla mortalità. Italia, 2010-2020’ dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sulla mortalità per amianto nel nostro paese.

Il rapporto appena pubblicato riporta una diminuzione del numero dei decessi per mesotelioma tra gli under50 negli ultimi anni, un primo effetto della legge 257/92 con la quale l’Italia vietò l’utilizzo dell’amianto e la produzione di manufatti contenenti amianto.

“L’Istituto superiore di sanità – afferma Rocco Bellantone, Presidente dell’Iss – è impegnato da anni su questo tema e il problema amianto rimane tra le priorità di sanità pubblica. L’Iss continuerà a contribuire alle attività di ricerca e alla sorveglianza epidemiologica delle malattie amianto-correlate, nonché alla definizione di strumenti per il rilevamento delle sorgenti di esposizione all’amianto ancora presenti nel nostro Paese, e all’implementazione di azioni preventive, fornendo supporto alle istituzioni e ai cittadini, attraverso momenti di interlocuzione e condivisione”.

Le regioni e i comuni a più elevata mortalità

Le regioni Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Liguria presentano un numero di decessi per 100.000 abitanti maggiore della media nazionale, ma i casi sono distribuiti sull’intero territorio italiano. In totale sono stati registrati su tutto il territorio nazionale quasi 17.000 casi nel periodo 2010-2020 (vedi tabella 2 pag. 3 del rapporto).

Il numero dei decessi è superiore al numero atteso sulla base della media regionale in 375 comuni: si tratta di territori con cantieri navali, poli industriali, ex industrie del cemento-amianto, ex cave di amianto.

La mortalità tra i giovani è in calo

Negli ultimi anni, come indicano i dati del rapporto, si osserva una diminuzione del numero dei decessi, in particolare tra la popolazione con 50 anni o meno (31 casi osservati nel 2010 e 13 casi nel 2020).

Le morti per mesotelioma osservate tra i più giovani – come spiegano gli esperti dell’Iss – sono probabilmente dovute a una esposizione avvenuta in età pediatrica in ambienti non-occupazionali, vista la lunga latenza (fino a 30-40 anni) della malattia.

La maggior parte delle persone decedute per mesotelioma è stata probabilmente esposta all’amianto in ambienti lavorativi nei decenni passati. Ma l’esposizione può essere avvenuta anche in contesti domestici o ambientali, per inalazione di fibre rilasciate nelle abitazioni oppure nell’ambiente da sorgenti presenti sul territorio.

Il mesotelioma e la legge 257/92

Il mesotelioma è un tumore aggressivo, ad alta letalità con una latenza anche di 30-40 anni, che colpisce le cellule del mesotelio, il tessuto sottile che ricopre gran parte degli organi interni. Il mesotelioma nell’80% dei casi circa è dovuto all’esposizione all’amianto.

Per il fatto di rilasciare fibre inalabili, l’amianto (chiamato anche asbesto) oltre che del mesotelioma può essere responsabile di asbestosi (una malattia polmonare cronica conseguente all’inalazione di fibre di asbesto) e, seppure con una quota attribuibile più bassa e più difficile da stimare, anche di altre tipologie di tumore, come il tumore polmonare e dell’ovaio.

Il 27 marzo del 1992, con 13 anni di anticipo rispetto all’Europa, in Italia entra in vigore la legge 257/92, che stabilisce il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto.

La necessità di intervenire

“Le morti e le malattie per amianto destano un grande senso di ingiustizia sociale che richiama tutti alla necessità di intervenire – ha dichiarato Marco Martuzzi, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss – In Italia molto è stato fatto negli ultimi decenni, per cui oggi si vedono i primi effetti positivi”. “Ma l’amianto rimane un’emergenza ambientale e sanitaria – riprende l’esperto – che richiede urgenti interventi di prevenzione, eliminando esposizioni residuali all’amianto ancora presenti nel nostro Paese. Va assicurata un’adeguata assistenza sanitaria e sicurezza sociale agli ex esposti, ai malati per amianto e ai loro familiari”.

Si tratta di interventi che richiedono uno sforzo sinergico tra le istituzioni locali e nazionali, le associazioni, il mondo della ricerca.

Il Progetto SEPRA

E in questa direzione di sinergia va il Progetto SEPRA (Sorveglianza Epidemiologica, Prevenzione e Ricerca sull’Amianto), finanziato dall’Inail e coordinato dalla Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Nell’ambito di SEPRA,  presso l’Iss oggi si tiene il workshop aperto esclusivamente a ricercatori coinvolti nel Progetto e a rappresentanti delle associazioni, dal titolo ‘L’impatto sulla salute dell’amianto in Italia: sorveglianza epidemiologica, prevenzione e supporto agli ex-esposti: stato dell’arte e strumenti innovativi di ricerca e intervento. Il Progetto SEPRA’ .

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