23 Novembre 2024
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Asia Motta

Giù le mani dai cormorani. Le associazioni ambientaliste piemontesi dicono no al provvedimento della Regione Piemonte che autorizza l’abbattimento dei cormorani. per dare forza all’iniziativa hanno aperto una raccolta firme online che in pochi giorni ha già raccolto 335 firme.

La Regione Piemonte nell’ultima settimana sta procedendo all’abbattimento dei cormorani poiché per gli allevamenti ittici sono una minaccia. I cormorani infatti arrivano a nutrirsi di circa dieci di chili di pesce al mese, al giorno più di trecento grammi. Un regime alimentare critico per tutti gli allevatori ittici.

A causa delle elevate temperature i pesci sono triplicati portando così ad un aumento dei cormorani stessi. Oltretutto l’aumento di questa specie è anche dettato da attività umane che hanno distrutto molti dei luoghi e delle strutture naturali dei loro habitat.

Il cormorano però è una specie protetta, tutelato da leggi nazionali ed europee. Tuttavia in alcuni casi l’abbattimento è consentito se minacciata l’attività ittica. Gli abbattimenti, devono essere effettuati secondo le regole altrimenti si incorre (come successo nel marzo 2011) a sanzione da parte della Corte di Giustizia Europea.

È il cormorano l’unico colpevole?

Troppo spesso il cormorano è criminalizzato per la drastica diminuzione di pesci, mentre ben altre sono le cause che influenzano le specie ittiche.

Il calo dei pesci è spesso causa dei cambiamenti ambientali dettati dall’uomo, come ad esempio la costruzione di dighe e altre strutture che non permettono le migrazioni acquatiche. Oltretutto le nostre acque sono ricche di pesticidi, farmaci e microplastiche, dannosi per alcuni pesci.

È inoltre stato scientificamente dimostrato che su alcuni laghi del Piemonte le attività di pesca superano il livello di sostenibilità.

Per evitare che questa specie attacchi ulteriormente gli allevamenti la lega associativa invita a trovare soluzioni più efficaci.

Prima fra tutte: le boe. Basterebbe semplicemente avvitare una boa alta una cinquantina di centimetri che impedisca al cormorano di posarsi, costringendolo così a cercare altri luoghi dove stazionare fuori dall’area di pesca.

L’abbattimento oltretutto rischia di essere un provvedimento inutile. Infatti i cormorani tendono ad aggregarsi in gruppi piuttosto numerosi dove le condizioni sono più favorevoli, rimpiazzando in pochissimo tempo gli individui abbattuti.

«Quindi – ricordano le associazioni ambientaliste – ci sono tutte le condizioni (scientifiche e tecniche) affinché la specie possa essere oggi gestita in altro modo e non con il calibro 12 dei cacciatori e dei loro affiliati».

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