Fonte Scienza in Rete Tra gli ambiti nei quali la digitalizzazione produce impatti dirompenti si colloca la produzione di conoscenza. La tecnologia digitale ha impresso un ulteriore cambio di marcia a un’attività umana che già procedeva, da almeno due secoli, con tassi di crescita superiori a ogni altra. La quantità oggi disponibile di dati e pubblicazioni scientifiche non ha pari nella storia e continuerà a crescere a ritmi difficili da gestire in modo convenzionale.
L’impiego dell’intelligenza artificiale per la ricerca consente di sfruttare algoritmi e calcolo automatico per eseguire in modo estremamente rapido operazioni tipiche dell’intelligenza umana. Il digitale inoltre consente di adottare metodi innovativi per l’archiviazione, la conservazione e la condivisione tempestiva dei dati su scala globale. Perché un potenziale simile abbia effetto è necessario però che i prodotti della ricerca — e tutto ciò che ha condotto a essi — siano strutturati come oggetti digitali verificabili e replicabili. Tale prerequisito è incapsulato dal cosiddetto principio dei dati e dei servizi digitali FAIR: Findable, Accessible, Interoperable, Reusable. Ne scrivono Anna Bertelli e Sergio Rossi.