Reggio Emilia – Parola di scienziato: gli alberi sono i nostri alleati nella sfida del cambiamento climatico. E, piantandone 1.000 miliardi nelle aree periurbane (nel corso della storia umana ne sarebbe stato abbattuto il doppio), si guadagnerebbe tempo per contrastare il surriscaldamento globale. Lo ha detto il botanico Stefano Mancuso nell’incontro di giovedì sera al teatro “Bismantova” di Castelnovo Monti (Reggio Emilia) promosso dal Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. Parlando per oltre un’ora e snocciolando dati, statistiche e risultati di alcune ricerche che ha svolto, Mancuso ha spiegato che, sebbene gli esseri umani siano affetti da una sorta di “cecità” al riguardo, le piante non sono solo cose utili per la produzione di ossigeno, l’alimentazione, il legno o l’ombreggiamento, ma anche esseri viventi sensibili, intelligenti e ben organizzati per la sopravvivenza. Il docente universitario, titolare a Firenze dell’unica cattedra esistente di “etologia vegetale” e fondatore del “Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale”, ha quindi validato dal punto di vista scientifico il progetto del Parco dell’Appennino che, con i suoi “crediti di sostenibilità”, ha trovato il modo di dare valore economico ai servizi ecosistemici offerti dai boschi (assorbimento di Co2, laminazione delle acque e riduzione del rischio idrogeologico), recuperando al contempo risorse per una gestione virtuosa delle aree verdi da parte delle comunità locali. “Il Parco è stato un pioniere”, conferma Mancuso. “I crediti sono una fondamentale operazione per proteggere i nostri boschi, perché quando si chiede ai proprietari di non tagliarli e di gestirli in modo particolare perché questo avrà delle ricadute positive sulla salute e il benessere di tutti, bisogna ripagarli in qualche maniera. Dunque penso che questi crediti, pensati per remunerare i gestori, siano un’idea magnifica, da continuare e da rendere modello per tutti gli altri Parchi nazionali”, aggiunge lo scienziato. Che poi sottolinea: “Noi dipendiamo totalmente dagli alberi. Soprattutto oggi, in un pianeta che è stato fortemente alterato dalle nostre azioni e in cui il riscaldamento globale diventa la minaccia centrale per moltissime specie, gli alberi rappresentano una soluzione fondamentale, che tuttavia noi tendiamo a dimenticare e sottovalutare”. Secondo Mancuso infatti, “pensiamo che sarà la tecnica a salvarci dal surriscaldamento del nostro pianeta, ma non sarà così: dovremo tornare alle basi del nostro rapporto naturale e andare verso una ‘conversione ecologica’ del nostro modo di pensare”. “Nell’Appennino tosco-emiliano ci sono oltre 500 milioni di alberi presenti”, spiega il direttore del Parco nazionale Giuseppe Vignali, ricordando che “qui c’è anche la più ampia superficie in Italia soggetta a certificazione (secondo gli standard Pefc e Fsc, ndr) finalizzata alla gestione forestale sostenibile e responsabile con la generazione (e vendita) di crediti di sostenibilità”. In particolare nel 2023 i 25.000 ettari di bosco certificati del Parco nazionale e i 250.000 della Riserva di biosfera Mab dell’Unesco, hanno prodotto 14.933 crediti di sostenibilità, che hanno incrementato lo stoccaggio annuo di Co2- che non viene quindi immessa in atmosfera- di quasi 15.000 tonnellate.