Ilenia Gelo
In Italia il 20% delle donne oltre i 40 anni è affetta da osteoporosi. Ne possono anche soffrire maschi adulti, sepcie di forme secondarie ed i giovani che presentino determinate predisposizioni genetiche.
L’ osteoporosi, definita la ladra silenziosa, perchè spesso non da segni di sè mentre “ruba” osso al nostro apparato scheletrico, si è parlato domenica 27 febbraio in una nuova puntata di Antropos-ViverSano. A discuterne col conduttore Giorgio Diaferia, Claudio Zignin, chinesiologo e docente presso il SUISM di Torino, e Vincenzo Cappiello, specialista in endocrinologia all’Università degli Studi di Torino.
L’osteoporosi è una malattia è capace di colpire un uomo su cinque e una donna su due che abbiano superato i 50 anni d’età. Inoltre, rimane di norma non diagnosticata fino al raggiungimento di uno stadio avanzato, accompagnato da un’inevitabile frattura ossea.
Solitamente i soggetti decisi a sottoporsi a una diagnostica medica sono affetti da osteoporosi da lungo tempo e senza nemmeno saperlo. Proprio per questo è necessario capire che accorgimenti adottare per favorire il rallentamento della malattia.
Prevenire l’osteoporosi: da dove iniziare?
I farmaci sono fondamentali nel rallentamento dell’osteoporosi ma, a meno che non ci si trovi di fronte a una quantità significativa di perdita ossea, non possono rappresentare la prima soluzione. Invece, esercizio fisico, cura dell’alimentazione e adeguata assunzione di calcio e vitamina D si rivelano strumenti necessari per impedire l’avanzamento precoce della malattia.
«Oggi abbiamo chi fa troppo, esasperando il corpo, e chi non fa niente», avverte il chinesiologo Claudio Zignin. «Il movimento è un bisogno del corpo, una condizione fondamentale per la salute. Proprio per questo deve diventare un’abitudine. Perché le abitudini ci aiutano a modificare la qualità della vita. […] Anche la camminata di un’ora al giorno è un investimento che la persona fa, utile a evitare l’insorgere di complicazioni.»
Infanzia, adolescenza e prima giovinezza, quindi, costituiscono punti di partenza significativi per una buona prevenzione. L’ideale sarebbe raggiungere il picco massimo di massa ossea intorno ai 23 anni. Il mantenimento di un’adeguata densità ossea, per l’appunto, è l’obiettivo che oggi il trattamento osteoporotico si pone.
Dopo la diagnosi
L’esame a raggi X rapido, indolore e di riferimento per la diagnosi di osteoporosi è la densitometria ossea (DEXA o MOC).
Ma, una volta diagnosticata l’osteoporosi, cosa bisogna fare? Da che terapia farmacologica è bene iniziare? Questa volta a rispondere al quesito è l’endocrinologo Cappiello:
«Se la densitometria ci dà l’indicazione col grado della gravità dell’osteoporosi, la terapia viene stabilita sulla base di score diagnostici. In tutti i pazienti è fondamentale l’esposizione ai raggi ultravioletti e la supplementazione di calcio e vitamina D. Oppure è possibile ricorrere a preparati farmaceutici».
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