FACCIAMO LUCE SUI CAMPI ELETTROMAGNETICI
Francesca Grassitelli. Luce solare, onde radio e radiazioni ultraviolette, tutte diverse manifestazioni delle onde elettromagnetiche. E’ questo l’argomento del terzo appuntamento di Porte Aperte all’Ambiente, il webinar organizzato da Arpa e Regione Piemonte e tenutosi martedì 15 giugno.
Come ogni anno questo ciclo d’incontri diventa un’occasione per parlare di ambiente e territorio piemontese, quest’anno incentrato su cambiamenti climatici, acqua, qualità dell’aria e – per l’appunto – campi elettromagnetici.
A moderare il terzo dei quattro incontri il medico e giornalista Giorgio Diaferia, che ha dialogato con le dottoresse Sara Adda (Arpa) ed Elisabetta Sossich (Regione) per analizzare insieme gli ultimi dati a disposizione e le ricerche in corso, i nuovi sistemi di monitoraggio e le criticità da affrontare.
I campi elettromagnetici – che possiamo meglio conoscere consultando il Portale sui campi elettromagnetici in Piemonte https://webgis.arpa.piemonte.it/secure_apps/portale_cem/ – sono campi di forze attraverso cui l’energia può trasferirsi da un luogo all’altro, oscillando nel tempo e nello spazio.
La loro caratteristica principale è sicuramente la velocità d’oscillazione –detta frequenza – che si misura in Hertz (Hz) al secondo. Ed è proprio la sequenza a differenziare le varie tipologie di onde elettromagnetiche.
Si pensi alle onde a bassa frequenza, relative alla distribuzione di energia elettrica, che hanno un’oscillazione di 50 Hz al secondo. Di gran lunga più veloci sono invece le radiofrequenze o microonde, impiegate nelle telecomunicazioni, che viaggiano ad una velocità di miliardi di hertz al secondo.
Come ci ha spiegato la dottoressa Sossich, questo settore è sottoposto a continue regolamentazioni, di competenza della Regione Piemonte. La legge regionale emanata nel 2004 ha infatti stabilito le direttive tecniche utili per definire i criteri di localizzazione per l’installazione degli impianti, le attività di monitoraggio e controllo, e le procedure per il risanamento dei siti non a norma.
Ma soprattutto, questa norma ha introdotto uno strumento di partecipazione alla formazione dei regolamenti regionali: definito “audizione tecnica”, questo strumento ha consentito a tutti i soggetti interessati di essere coinvolti nella – corretta – installazione degli impianti sul territorio.
Ma le onde elettromagnetiche ci riguardano più di quanto pensiamo. Basti pensare alla telefonia mobile, che a partire dagli anni ’80 ha subito un’evoluzione molto rapida. Anche in questo caso, la normativa italiana prevede un regime di regolamento circa l’installazione dei ricevitori sul territorio nazionale.
Analogamente, le norme internazionali hanno definito un parametro alla commercializzazione dei telefoni cellulari: si tratta del cosiddetto SAR o Tasso di assorbimento specifico, che pone un limite di onde elettromagnetiche emesse dai cellulari non superiore a 2 Watt su kg. Anche se, di fatto, il parametro varia a seconda dei modelli.
Ma non c’è da preoccuparsi. Come sottolineato dalla dottoressa Adda, i nuovi telefoni ci espongono a molte meno onde rispetto ai vecchi modelli.
Nonostante ciò, è sempre meglio adottare alcune accortezze per proteggerci ulteriormente, come l’utilizzo del vivavoce o degli auricolari, anche di quelli bluetooth che, pur utilizzando onde per comunicare con il dispositivo, risultano assolutamente innocui.
In generale, tuttavia, una distanza di 40-50cm tra il nostro corpo e lo smarthpone ci assicura di essere esposti ad onde elettromagnetiche irrilevanti per la nostra salute.
Lo stesso discorso vale per il tanto temuto 5G, i cui primi impianti sono arrivati in Italia tra il 2019 e il 2020. L’Arpa si è da subito mobilitata per condurre le sue attività di controllo e monitoraggio delle sorgenti. Sulla base dei dati ottenuti, l’ente ha constatato che la popolazione è generalmente esposta a livelli persino inferiori ai valori di attenzione fissati dalle normative. Anche queste informazioni sono reperibili sulla pagina dell’Arpa, alla voce FAQ 5G http://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/campi-elettromagnetici/faq-5g .
Tuttavia, chiunque sia preoccupato per la sicurezza di determinate aree, può sollecitare l’Arpa – attraverso il proprio Comune – ad effettuare ulteriori attività di controllo.
Tali attività, come già spiegato in precedenza, precedono l’installazione di sorgenti ed impianti, che dal codice sulle comunicazioni elettroniche del 2003 sono stati equiparati ad opere di urbanizzazione primaria. Ci rendiamo così conto dell’importanza che la legislazione nazionale riconosce alla necessità di avere una rete capillare che renda più facili e immediate le connessioni tra gli individui.
L’esigenza di comunicare a distanza si è certamente amplificata nel corso della pandemia, facendo esponenzialmente aumentare le connessioni da casa.
Per questo, durante la primavera del 2020 l’Arpa ha messo in piedi sistemi di controllo del nuovo andamento delle telecomunicazioni, calcolando su un periodo di 2 settimane l’esposizione delle singole persone alle onde elettromagnetiche. In linea generale, la situazione non si è particolarmente aggravata, ad eccezione di alcuni punti.
Viviamo ormai a stretto contatto con i campi elettromagnetici, sono presenti persino nelle nostre case quando attiviamo il microonde, il phon o il wi-fi. Ma grazie ai regolamenti attuati e alle continue attività di monitoraggio, le onde che assorbiamo sono a bassa intensità e perciò non costituiscono una fonte di pericolo.
Certamente c’è anche chi soffre particolarmente l’esposizione alle onde elettromagnetiche. Ad occuparsene è l’Associazione Italiana Elettrosensibili. Pur non essendoci chiare evidenze degli effetti di tali onde su alcune persone, l’A.I.E. ha contribuito a far riconoscere questa percezione come un malessere vero ed effettivo, di cui sempre più settori legati alla salute dovrebbero farsi carico.