Carlotta Viara I
Con l’arrivo della primavera arrivano puntuali, insieme alle immancabili primule, le piante aromatiche, regine incontrastate dei nostri balconi, giardini, orti, terrazzi o anche solo davanzali (http://www.ecograffi.it/2020/06/cultivez-votre-jardin/).
Basta un piccolo vasetto di origano (lo splendore della montagna, dal greco oros montagna e ganos splendore) vicino alla finestra della cucina per evocare subito prepotentemente l’immagine della nostra bella macchia mediterranea baciata dal sole.
In pratica, con una semplice “annusata” al penetrante buon odore sprigionato nell’aria e tanta voglia di evadere (che di questi tempi certo non manca), eccoci catapultati in un idillio di Teocrito: verde in tutte le sue declinazioni, luce limpida e ferma, frinire di cicale ed intensi profumi antichi.
Antichissimi: alcune specie selvatiche di aromi (poi nei secoli “addomesticate”), come per esempio il timo, erano infatti già conosciute 60mila anni fa dall’uomo di Neanderthal.
Più tardi, i papiri egizi ne testimoniano l’impiego nelle ricette culinarie (pare che il ginepro andasse per la maggiore) e nelle rudimentali prescrizioni medicamentose. Presenti ovviamente, insieme agli altri intrugli, nel processo di mummificazione.
Anche i Greci le apprezzavano molto nella loro triplice veste alimentare, terapeutica (Ippocrate, il padre della medicina, ne classificò a centinaia) e religiosa.
Durante i riti di sacrificio agli dei, i rametti di rosmarino (dal latino ros marinus, rugiada di mare) venivano spesso bruciati in sostituzione del più costoso incenso; il prezzemolo era invece considerato un simbolo dell’aldilà, motivo per cui – facente funzione dei nostri moderni crisantemi – adornava le tombe dei defunti.
Risale all’epoca romana la leggenda del basilico (dall’aggettivo greco basilikon, regale) che narra del temibile serpente Basilisco e di come l’erbacea dal meraviglioso effluvio fosse l’unico efficace antidoto allo sguardo assassino dell’insidioso rettile. I fans di Harry Potter ne sanno qualcosa al proposito.
Amatissima la menta che, oltre ad essere assaporata in tutta la sua fresca fragranza nonché utilizzata in cosmesi ed in farmacologia (mescolata all’olio d’oliva costituiva un ottimo acceleratore nella cicatrizzazione delle ferite), era considerata di buon auspicio nei matrimoni.
Un po’ come i vincitori si cingevano il capo con l’alloro, così le spose intrecciavano le loro corone nunziali con l’altrettanto sacra menta (in combinazione con maggiorana, verbena e naturalmente … fiori d’arancio).
È però nel Medioevo che gli “odori” rustici vivono la loro età dell’oro raffinandosi sempre più: lo si deve soprattutto ai monaci dei conventi di tutta Europa, i quali si prendevano certosina cura, nei loro orticelli, di innumerevoli qualità, tra cui la salvia.
Indiscussa protagonista dei primi trattati d’erboristeria, la vellutata officinale dalle potenti virtù antinfiammatorie e digestive era quotata, in generale, per i suoi effetti benefici a largo spettro (lo dice il nome stesso, dal latino salvus, salutare).
Da allora il cammino è spianato e la gloria delle aromatiche è giunta intatta fino a noi.
Valida alternativa nostrana alle spezie d’oriente, sono preziose alleate casalinghe di benessere: per i sensi e per lo spirito.
A cominciare da quel piccolo vasetto di origano sul davanzale della finestra.