25 Novembre 2024
Francesca Grassitelli - Dora Mercurio | A Torino sono quasi 2.000 le persone senza dimora e la pandemia - anche senza sgomberi - ha contribuito a rendere più visibili gli invisibili
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Francesca Grassitelli

Negli ultimi tempi, accanto a chi ha scelto consapevolmente di vivere per strada, sono aumentate tutte quelle persone che alla vita di strada sono state costrette da cause esterne, soprattutto da fallimenti nella vita familiare o lavorativa. Anche l’età media delle persone senza fissa dimora è in aumento.

La pandemia ha contribuito a rendere più visibili gli invisibili. Per quanto sia difficile dare numeri certi, a Torino si stima che siano quasi 2.000 le persone senza dimora. E tra queste, non solo chi ha perso o rifiuta una sistemazione o chi è dedito a una dipendenza, ma anche tanti stranieri che faticano a inserirsi nei percorsi di accoglienza.

Una situazione, la loro, già al limite, resa tanto più drammatica col diffondersi del Covid-19, soprattutto se pensiamo che gran parte dei senzatetto non gode di buona salute. Paradossalmente, chi è privo di una residenza non ha diritto al pieno accesso ai servizi sanitari: i tamponi – solo per fare un esempio – sono svolti sulla base di una richiesta dei medici di base, un servizio di cui proprio i senzatetto non beneficiano, vedendosi così negati anche dell’accesso alla vaccinazione.

Come se non bastasse, tutta la rete dei dormitori pubblici e privati – che a Torino conta circa un migliaio di posti – ha diminuito la capienza, per adeguarsi alle normative anti-Covid. Per cui, tra chi non riesce a trovare letti disponibili e chi ha paura di contrarre il virus nei dormitori, il numero di persone che vivono in strada risulta ancora maggiore.

Dalla parte dei senza tetto

A occuparsi di queste e altre criticità, un piccolo universo di associazioni che operano a livello cittadino e regionale: tra loro Avvocato di Strada e CAUS – Centro di Arti Umoristiche e Satiriche.

Già a dicembre 2020 l’associazione Caus ha realizzato un reportage virtuale in collaborazione con il quotidiano La Stampa, puntando l’attenzione sugli oggetti cari ai clochard, «Oggetti che raccontano storie di solitudine, paure, voglia di riscatto e che costituiscono il loro unico contatto con la realtà circostante» spiega il responsabile Raffaele Palma. Tra le varie iniziative volte di sensibilizzazione, l’associazione propone anche tour cittadini alla scoperta delle vecchie strutture di accoglienza della Torino dell’800.

Avvocato di Strada offre invece assistenza legale alle persone senza fissa dimora, sia presso i vari dormitori della città sia presso la sede dell’associazione Bartolomeo & C. In particolare, dopo gli sgomberi disposti dal Comune a inizio febbraio, con la contestuale presenza dell’Amiat che ha provveduto a smaltire i loro pochi averi, gli avvocati stanno analizzando eventuali illegittimità dal punto di vista giuridico. L’intervento delle forze dell’ordine, in nome del decoro cittadino, è stato a tutti gli effetti una guerra contro i poveri, come l’ha definito la volontaria dell’associazione Alessia Boario.

Sullo sgombero si è espresso anche il direttore diocesano della Caritas di Torino Pierluigi Dovis, che ha sottolineato l’importanza di creare unità di strada in grado di fornire aiuto ai bisognosi. Ed anche lì dove ci sia la necessità di fare controlli, è fondamentale che ciò non venga fatto come operazione di polizia, o di pulizia delle strade, ma come momento di crescita e sostegno.

Non solo nelle vie del centro

Se infatti le persone senza fissa dimora si riversano nelle strade e nelle piazze del centro città, ciò non accade per motivazioni meramente economiche e dunque per assicurarsi il cosiddetto reddito di posizione. Anzi, è proprio nel centro cittadino che si trovano i maggiori servizi a loro disposizione, quali mense, dormitori e servizi igienici. Senza dimenticare la presenza di portici, che offre riparo, e la possibilità di mitigare la condizione di emarginazione cui sono continuamente sottoposti.

Per questo, è necessario creare soluzioni permanenti per la loro collazione, così che non diventino motivo di scontro. La Caritas gestisce attualmente 7 dormitori nel territorio torinese per un totale di 100 persone, una mensa serale che ospita fino a 4.000 coperti al giorno e un centro di accoglienza diurna, che consente ai più anziani e chi ha patologie deambulatorie di trascorrere la giornata in una situazione più confortevole.

Ma a preoccupare la Caritas torinese sono soprattutto i prossimi mesi. Quando riprenderà l’esecutività degli sfratti per morosità, si verificherà sicuramente un aumento delle persone costrette a vivere in strada.

Ecco perché è doveroso, da parte della cittadinanza, creare una rete di solidarietà ed empatia attorno a queste persone. Non bisogna voltarsi dall’altra parte, ma ricordare che ciascuno di noi può, da un momento all’altro, ritrovarsi senza più nulla.

E’ infatti sul sostegno reciproco che si basa il senso d’esistere di una comunità. E in situazioni di difficoltà, chiunque ha il diritto di chiedere aiuto. Ma tutti hanno il dovere di offrirlo.

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