21 Novembre 2024
L'amore è sempre una forma d'espressione, nella letteratura, nel lavoro, nelle passioni quotidiane. Questa settimana, avvicinandoci alla festa di San Valentino, l'Antro delle Muse dedica al sentimento più antico e totalizzante del genere umano i suoi spunti di riflessione e approfondimento | 2
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Alessandra Ferrara

Cos’è l’amore? Quante volte ci siamo posti una simile domanda non riuscendo mai a formulare una chiara e precisa definizione? La poesia, la musica, la letteratura, la pittura concretizzano, però, quel concetto astratto che abita ogni singolo millimetro del nostro corpo, della nostra anima. Siamo noi stessi amore. Siamo in grado di donare amore e desideriamo riceverlo in quantità indefinita.

Amare è una scelta involontaria suggerita da una sorta di vibrazione che ci conduce verso un’altra persona, inverosimilmente affetta dalla stessa ed opposta vibrazione. Amare ha un suo ciclo vitale, e per quanto tale troverà una fine: lieta o devastante che sia.

Una forma di fine

<<Avevamo bisogno di una certa forma di fine, dopo questa enorme distanza che ci avvicinava>>

Dichiarò l’artista serba Marina Abramović in merito all’ultima performance, “The Lovers” del 1988 eseguita con il compagno ed artista Ulay che sanciva, di fatti, la fine della loro artistica e passionale storia d’amore, durata 12 lunghi anni.

Marina ed Ulay risalirono a piedi la Muraglia Cinese in 90 giorni partendo dai due estremi, incontrandosi a metà per dirsi addio. Si erano resi conto che il loro stesso amore, li aveva allontanati e definitivamente separati.

<< Il mio cuore era spezzato. Ma le mie lacrime non erano solo la fine del nostro rapporto. Avevamo realizzato un lavoro monumentale, separatamente>>

Un sodalizio passionale svanito nel vento in favore di quello artistico, unico luogo comune dove confluivano i loro sentimenti. Marina aveva perso il suo grande amore, Ulay che durante quello stesso viaggio si era innamorato della sua interprete.

Rest Energy

Un addio estremo, teatrale come era stata la loro storia d’amore. Marina ed Ulay, attraverso le loro performance, erano riusciti a portare all’estremo il loro sentimento dimostrando la potenza dell’amore ed il rischio derivato di cui assumere ogni responsabilità quando si è innamorati.

Era il 1980, Maria ed Ulay portarono in scena al MoMA di New York la performance “Rest Energy”. I due artisti erano posti l’uno di fronte all’altro: da un lato Ulay teneva in tensione un arco con una freccia, dall’altro Marina reggeva lo stesso. Un equilibrio instabile che i due seppero mantenere.

Un solo movimento, anche involontario, ed il cuore di Marina sarebbe stato trafitto per mano del suo stesso amante. Dimostrarono che l’energia sprigionata dall’amore non è altro che fiducia reciproca il cui equilibrio, però, può essere turbato e ricostituito.

Amor vincit omnia

Marina ed Ulay si incontrarono dopo 22 anni, nel 2010, sempre al MoMA dove lei era in scena con la performance “The Artist is Present” durante la quale l’artista era seduta ad un tavolo con una sedia di fronte vuota. I visitatori potevano occuparla e guardala in silenzio per due minuti.

L’atmosfera si ruppe quando il visitatore fu proprio Ulay. Si guardarono per il tempo stabilito: erano sguardi di amore, di perdono, di riconoscenza, di rispetto. Un’emozione degna della loro vera ed ultima performance.

In quei lunghi 120 secondi Marina e Ulay si amarono di nuovo ed intensamente, non avevano fallito: avevano dimenticato tutto ciò che li aveva separati, messo da parte il rancore, le parole non dette. Erano tornati ad essere gli immortali Marina ed Ulay.

<< Amor vincit omnia>>

Bucoliche X, 69 Virgilio

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