22 Novembre 2024
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Carlotta Viara |

Toglieteci tutto, ma non il cibo.

E se di andare al ristorante, per i più svariati motivi, non ci va … che asporto sia.

Già in tempi di emergenza, placati i primi entusiasmi nell’esperimentare tagliatelle e gnocchi artigianali, ci siamo pigramente indirizzati sul più comodo food delivery.

Nelle città deserte, quasi spettrali, tra sirene d’ambulanze e cori dai balconi, immancabile l’avvistamento dei riders, sovraccarichidi munizioni alimentari.

Anche in questa strana fine di agosto, facile vederli sfrecciare per strade e stradine sulle loro consumate biciclette.

Ordinare cibo a domicilio è una pratica in voga già da qualche anno (soprattutto tra i millennials) che ha avuto la sua “consacrazione” in epoca di Covid, complice la chiusura al pubblico dei locali.

Secondo i dati raccolti dal colosso Just eat, la tendenza sta rapidamente guadagnando in popolarità, posto che, su un campione di 30mila utenti di ogni età, rappresenta un “servizio importante” per il 90% degli intervistati.

I ristoratori più lungimiranti si sono così prontamente riconvertiti al take away, intravedendone potenzialità di supporto concreto ai propri affari, martoriati dai recenti eventi:al Glovo di turno, si affianca un’offerta allargata, che spazia dal classico pasto consumato “gambe sotto il tavolo”, all’asporto con ritiro in loco (opzione da sempre amatissima), alla consegna a casa.

Ed è proprio su questo terreno che si sta giocando il destino di molti esercizi commerciali:  avvantaggiato chi già tecnicamente predisposto, da reinventarsi chi “targhettizzato” su posizioni maggiormente conservatrici.

Sushi&etnico, pollo e hamburger nonché l’intramontabile pizza le richieste più “gettonate”, in una Nazione, l’Italia, che, pur attenta alla tradizione dei buoni sapori casalinghi e della dieta mediterranea, strizza volentieri l’occhio all’allettante novità.

Sulla base di un’indagine promossa da Coldiretti, sono oltre 4 milioni gli italiani che ordinano regolarmente a domicilio mediante le varie piattaforme online, 8 milioni gli “occasionali” e più di 11 milioni le persone che continuano a prediligere le comande telefoniche.

Numeri in crescita, che testimoniano come le nostre abitudini alimentari si stiano radicalmente modificando.

Le statistiche di Osservatorio eCommerce B2C (https://www.osservatori.net/it_it/osservatori/ecommerce-b2c) lo confermano: nel 2019 il giro d’affari del settore è stato di 566 milioni di euro (+56% rispetto all’anno precedente), nel 2020 si attesta sui 706 milioni di euro ed entro il 2022, si stima, potrebbe addirittura triplicare.

Nel Paese dell’home-made per eccellenza, insomma, il mercato del delivery sta avanzando, in linea con il contesto internazionale, ad ampie falcate: un nuovo modello di business che apre, nella crisi generale, un interessante scenario di opportunità.

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