Alessandra Ferrara
Un’esistenza segnata da depressione, da lunghi periodi di internamento in manicomio, dal distacco dalle sue quattro figlie sono stati la principale fonte di ispirazione della poetica di Alda Merini.
Con i suoi versi taglienti, graffianti e drammaticamente veri ha raccontato la sua condizione di donna vittima di violenza: fisica da parte del marito stesso che, comunque, amava profondamente e psico-fisica subita proprio in manicomio.
“Sorridi donna, sorridi sempre alla vita anche se lei non ti sorride.”
Recitano i versi centrali del suo componimento “Sorridi donna”. Il sorriso, infatti, è l’arma che Alda, insieme all’immancabile sigaretta, sfodera per combattere contro i suoi tormenti interiori, contro una vita che, forse non le ha regalato il sorriso tanto desiderato. I versi sono un invito ad affrontare gli ostacoli, le difficoltà e tutto ciò di cui siamo contemporaneamente vittime e protagonisti con un gesto naturale e spontaneo in grado di uguagliare i raggi del sole.
Stare in silenzio, subire senza reagire è ciò che spegne il sorriso.
“Sorridi agli amori finiti Sorridi ai tuoi dolori Sorridi comunque.”
Versi che calzano a pennello alla vicenda accaduta di recente alla nota dj Ema Stokholma.
Torino, 24 giugno 2020. Mole Antonelliana.
Da lassù Torino ti ha dato il benvenuto sfoggiando il suo sorriso migliore: le Alpi a nord, avvolte da qualche nuvola di pioggia; a destra l’imponente Basilica di Superga; a sud il piccolo gioiello della Villa della Regina, a sinistra il Po principe sabaudo mai spodestato. È un giorno di festa in città: seppur senza il tradizionale “farò” ed i fuochi d’artificio, San Giovanni deve essere celebrato.
Tu sorridi: la vista è davvero magnifica. Non vedi l’ora di poggiare le dita sui piatti, far esplodere la città con i tuoi pezzi, farla ballare e divertire dai salotti, dalle cucine o sui terrazzi. L’aria è davvero calda nonostante i 168 metri da terra: scelta saggia indossare un comodo vestitino!
La consolle è pronta. Le prove per il dj-set della sera entrano nel vivo: le mani sui piatti definiscono il ritmo del tuo corpo. I bpm (battiti al minuto, ndr) hanno preso il sopravvento su tutto. I sintetizzatori vibrano, i pezzi iniziano a pulsare dalle casse e quando raggiungono il climax un sorriso spontaneo colora il tuo volto. L’espressione è quella di chi è invasa dal brivido della felicità, della spensieratezza, nonostante stai svolgendo il tuo lavoro. Fare il disc jockey non è solo un mestiere da maschi! La musica è di chi la sente dentro.
In un istante tutto cambia. Uno smartphone per terra cattura la tua attenzione: «Sarà scivolato a qualcuno?». Chi non lo avrebbe pensato! Lo raccogli: la telecamera è attiva. Scopri sorpresa, che le prove della tua performance sono state registrate da un’insolita prospettiva: dal basso, dove era impossibile inquadrare le mani poggiate sul mixer o le cuffie sulle orecchie.
Da protagonista di un momento di festa a vittima di un’inutile ed insensata molestia. Un episodio che rientra in quello che è stato definito upskirting, consistente nello scattare una foto o registrare un video sotto la gonna di una donna senza il suo consenso (fenomeno che in Germania sta diventando un reato punibile dalla legge).
L’essere inizialmente incredula, il sentirsi quasi in difetto ma soprattutto l’indifferenza mostrata da chi era lì con te non hanno fermato l’impeto di denunciare. Anzi condividere, attraverso i Social la tua amara vicenda con il sorriso ha sconfitto quel silenzio, che in pochi credevano avresti mantenuto, cogliendoli di sorpresa e spiazzandoli.
“Il tuo sorriso sarà luce per il tuo cammino faro per naviganti sperduti. Il tuo sorriso sarà un bacio di mamma, un battito d’ali, un raggio di sole per tutti.”
Segnare la rotta del coraggio con un sorriso al timone porterà la nave della nostra esistenza, drammatica o leggera che sia, in un porto in cui sentirsi al sicuro come fosse il grembo materno.
Due storie di donne diverse per esperienza, carattere, vissute in due momenti storici lontani, entrambe vittime di violenza trasformata, però, in forza per denunciare attraverso l’arma più bella che potevano desiderare in dono come il sorriso.