Il fatto nuovo è un frammento di registrazione audio, riemerso dall’oblio dopo 40 anni. Poche sillabe incise sugli ultimi centimetri del nastro magnetico della scatola nera del DC9 Itavia precipitato il 27 giugno del 1980 al largo di Ustica.
In quel disastro persero la vita tutti i 77 passeggeri e i quattro membri dell’equipaggio. Si erano imbarcati a Bologna e avrebbero dovuto atterrare a Palermo.
Finora, l’ultimo dialogo all’interno della cabina di pilotaggio tra il comandante Domenico Gatti e il copilota Enzo Fontana veniva troncato di netto con un «Gua». Dopo, un improvviso blackout elettrico e poi il silenzio. Erano le 20,59.
Quel «Gua», oggetto fino dai primi anni Novanta di perizie e analisi, venne attribuito dai periti «con alta probabilità al primo pilota» e riconosciuto come parte della parola “guarda”. Probabilmente, ma non con certezza.
Oggi a quella certezza siamo un po’ più vicini.
Il merito è di un’operazione di ripulitura della traccia audio realizzata dai tecnici della RAI, durante la preparazione di uno speciale televisivo dedicato ai 40 anni della sciagura aerea di Ustica.
Guarda… cos’è?
RaiNews24, con la collaborazione del sito stragi8o.it, ha avuto infatti la possibilità di riascoltare alcuni brani del nastro del Cockpit Voice Recorder dell’aereo. Proprio il lavoro di pulitura e ascolto degli ultimi istanti di comunicazioni ha confermato che la parola troncata è effettivamente “guarda”.
Ma l’intervento ha anche reso comprensibili le parole successive: “cos’è”.
Secondo la nuova ricostruzione, poi, la frase “guarda, cos’è” sarebbe stata pronunciata non dal comandante Domenico Gatti ma dal copilota Enzo Fontana. Elemento non secondario, in virtù dei posti occupati dai due ufficiali in cabina: Gatti a sinistra e Fontana a destra.
Un tassello in più a sostegno della tesi secondo la quale sarebbe stato un evento esterno al velivolo a causare il disastro. Un evento avvenuto sul lato destro dell’aereo.
L’istruttoria condotta dal giudice Rosario Priore ipotizza infatti che il DC9 fu abbattuto per errore da un missile, lanciato da un aereo militare non identificato.
Il reale obiettivo di quella che a tutti gli effetti si sarebbe configurata come un’operazione di guerra era un altro aereo: a bordo il dittatore libico Muʿammar Gheddafi, anch’esso in volo nei cieli di Ustica quella stessa sera.
Il copilota Enzo Fontana ha forse visto l’aereo del colonnello Gheddafi o un caccia in manovra di attacco troppo vicino al volo di linea dell’Itavia?
Ascolta la traccia audio a QUESTO LINK
Tra Digos e Procura
La domanda non può ovviamente avere risposta. Ma una risposta dalla nuova lettura delle comunicazioni se l’aspetta la Digos che su richiesta della procura di Roma ha acquisito i nastri.
Per la precisione si tratta dei files digitali provenienti dall’archivio on line Stragi80.it del giornalista Fabrizio Colarieti, portale che dal 2000 raccoglie gli atti giudiziari delle inchieste condotte sul disastro di Ustica.
Colarieti e il collega della Rai Pino Finocchiaro sono stati anche ascoltati dagli inquirenti, coordinati dai pm Erminio Amelio e Maria Monteleone che oggi conducono l’inchiesta sulla strage di Ustica.
Guarda un estratto dello speciale RaiNews a QUESTO LINK
Inchiesta e depistaggio
Il riaffiorare dell’audio mancante ha immediatamente scatenato l’ennesima polemica condita di accuse reciproche tra chi sostiene la tesi dell’attentato e chi invece crede che il DC9 sia stato abbattuto.
Ancor prima della messa in onda dello speciale della RAI l’Associazione verità su Ustica ha messo nero su bianco le sue perplessità in una lettera indirizzata ai vertici del servizio radiotelevisivo pubblico.
«Non è chiaro – scrivono dall’associazione – come sia stato possibile, sotto il profilo tecnico, ‘ripulire’ un nastro digitale copia di un originale analogico e far comparire qualcosa che sull’originale non c’era». Poca chiarezza che – sempre secondo l’associazione – potrebbe far correre alla trasmissione il rischio di «incorrere nelle ipotesi di depistaggio».
Immediata la risposta di Stragi80. «Ci limitiamo a dire che gli audio estratti dal Cvr sono a disposizione di tutti dal ‘90. La Rai ci ha chiamato per fare un servizio, gli abbiamo fornito l’audio, lo hanno ripulito ed è emerso quello che ora sappiamo e che prima non si conosceva».
Le precisazioni di Andrea Purgatori
Sulla questione è intervenuto anche Andrea Purgatori, tra i primi cronisti a seguire per le colonne del Corriere della Sera il disastro di Ustica e le inchieste giudiziarie.
Materia del contendere, ancora una volta lo speciale RAI. Il motivo, quanto scritto il 24 giugno dal generale Leonardo Tricarico (ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica) sull’HuffigtonPost.it
«Lo speciale su Ustica andato in onda su Rai 3 […] ha riproposto, in una cornice solitamente riservata a racconti di alto giornalismo, l’intera sequela di fandonie che giorno dopo giorno hanno intossicato ed incrostato l’opinione pubblica, fino a divenire, nel sentire comune, la verità accertata».
Nessun missile, nessuno scenario di guerra per Tricarico e un impianto accusatorio – quello del giudice Priore – smontato dalle sentenze.
Una ricostruzione che per Andrea Purgatori conterrebbe troppe lacune e dimenticanze, tralasciate “ad arte” dal generale «pur di sostenere che la Cassazione certificò l’esplosione di una bomba a bordo del DC9».
La Cassazione – scrive Purgatori ancora su HuffigtonPost.it – non ha certificato nulla, tanto meno l’esistenza di una bomba «limitandosi a confermare la sentenza di secondo grado e ad elaborare nel merito dell’assoluzione per “non aver commesso il fatto” o per “insufficienza di prove” dei quattro generali al vertice dell’Aeronautica militare italiana nel 1980, accusati di depistaggio».
SICURAMENTE NN ERA UN AEREO ALTRIMENTI FONTANA LO AVREBBE RICONOSCIUTO