Passeggiare, correre e andare in bici. Senza limitazioni di tempo e di spazio, eccezion fatta per l’obbligo della distanza, almeno un metro da chi ci sta intorno. Da lunedì 4 maggio scompare il concetto di “prossimità dell’abitazione” e sarà possibile -sulla carta per tutti- riprendere l’attività motoria e quella sportiva.
Lo prevede il nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri che vara la Fase-2 anche per lo sport.
I primi e più diretti interessati saranno quelli che il decreto indica come “atleti professionisti e non professionisti” delle discipline individuali che preparano la partecipazione ai Giochi olimpici e paralimpici e alle manifestazione nazionali e internazionali. Per loro e per gli “atleti di interesse nazionale” porte aperte anche negli impianti, purché muniti di dichiarazione del Coni o delle Federazioni di appartenenza.
Restano invece chiuse palestre, centri sportivi, piscine e centri benessere: a oggi nessuna data per una riapertura al pubblico, solo l’ipotesi di poter riprendere l’attività da lunedì 8 giugno.
Jogging libero, dunque, magari al parco e anche lontano da casa ma niente ripresa dei corsi in palestra. E chi di sport vive -e ne ha fatto non solo una passione ma un’attività- dovrà ancora attendere.
Come in attesa rimane lo sport universitario, con un’unica certezza: la stagione agonistica per quest’anno è finita. Ne è convinto a malincuore Riccardo D’Elicio, presidente del Cus Torino.
Presidente, quella di lunedì 4 maggio che ripartenza sarà?
Io credo che il governo abbia messo nero su bianco una data e alcune indicazioni, soprattutto per abbassare la tensione. Il grande atleta ha ormai capito che questi non sono tempi di grandi eventi e sarà necessario aspettare ancora. Io, da dirigente sportivo, oggi so che il 4 maggio potrò lavorare per ricreare le condizioni di una ripresa. Ma restano i dubbi. A partire dall’accesso e dalla fruizione delle aree verde e dei parchi e dall’indisponibilità degli impianti che a quanto pare resteranno chiusi.
Una decisione che non fa chiarezza?
Un po’ di confusione c’è ed è per questo che le società sono in fibrillazione. Il 4 vogliamo tutti ripartire. Ma con quali regole? Credo sia più realistico pensare che la stagione sportiva sia chiusa. Recuperare le settimane perse in tempi brevi non è realistico. E poi prima di tutto vengono salute e sicurezza delle persone. Faremo in modo di farci trovare pronti a settembre.
Come state affrontando le settimane di stop forzato?
Tutti i dirigenti e gli allenatori si sono immediatamente attivati per mantenere i contatti con le squadre e con gli atleti. La tecnologia ci è venuta in aiuto e via Skype sono continuati gli allenamenti, anche consigliando ai nostri tesserati come allestire piccoli angoli di palestra nelle case, cercando così di mantenere almeno un 70% di preparazione. Tanti studenti, poi, non han potuto tornare a casa, specie i ragazzi che arrivano da fuori Piemonte e sono rimasti nelle residenze universitarie. Anche per loro abbiamo realizzato momenti di formazione e allenamento sportivo online. (Per saperne di più https://www.custorino.it/io-resto-a-casa/)
Il mondo dello sport è destinato a cambiare nel prossimo futuro?
È il mondo che è cambiato e son cambiate le regole. Anche chi vive di sport deve adattarsi in fretta a quel che succede. Il 30% delle società è a rischio chiusura. L’innalzamento dei costi e le nuovo regole porteranno qualcuno nonostante la passione a desistere. È una prospettiva drammatica e le Federazioni devono fare qualcosa per aiutare le società. Senza società non ci sono Federazioni.
Cosa si sente di dire ai suoi studenti e ai suoi atleti?
Gli sportivi devono tener duro, la situazione è complicata. Se per il bene di tutti dobbiamo aspettare ancora trenta giorni, facciamolo. Da settembre potremo tornare ai blocchi di partenza. Tutti, sportivi di tutte le età. Perché lo sport a volte vale molto di più di altre cure, per il corpo e per la mente.