24 Novembre 2024
Federica Carla Crovella | Tra i linguaggi che rappresentano donne trasgressive e irriverenti c’è quello di Helmut Newton. Fino al 3 maggio la GAM di Torino ospita “Works”, 68 scatti del fotografo berlinese scomparso nel 2004
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Federica Carla Crovella | La Beatrice di Dante o la Laura di Petrarca evocano subito uno stereotipo che ha attraversato i secoli: quello della donna-angelo. Tanti linguaggi artistici per molto tempo hanno rappresentato la donna come figura angelica, irraggiungibile, impalpabile ed eterea, alla quale spesso si assimila un ruolo materno.

Dall’800, e poi soprattutto dal ‘900 fino ai nostri giorni, c’è stata una forte evoluzione del personaggio femminile e al mito della donna-angelo si è affiancata l’immagine, talvolta esasperata, della donna tentatrice e peccaminosa; ne risulta che tante forme d’arte combinano nella figura femminile amor sacro e amor profano, rendendola al contempo madre, moglie, amante e seduttrice.

Tra i tanti linguaggi che hanno rappresentato donne trasgressive e irriverenti c’è anche quello fotografico e Torino ne offre un esempio concreto: fino al 3 maggio la Galleria d’Arte Moderna ospita una retrospettiva del berlinese Helmut Newton, fotografo di moda scomparso improvvisamente nel 2004.

Matthias Harder, curatore della mostra, attraverso 68 scatti ha voluto presentare un’ampia panoramica della lunga carriera dell’artista; infatti, dagli anni ’70 si arriva fino all’opera più recente degli anni 2000.

La maggior parte dei soggetti della mostra sono donne che stravolgono le convenzioni, “intrise” di eleganza mista a lussuria, ben consapevoli della propria femminilità e tutt’altro che banali.

Tramite le sue fotografie, Newton lancia una forte provocazione; quella del nudo radicale nella fotografia di moda, come nel caso di una provocante Cathy Smith.

Helmut Newton, Cathy Smith, Hollywood, 1987

Il corpo nudo

Il corpo nudo femminile riflesso nello specchio, quindi l’immagine dentro l’immagine, è una soluzione fotografica molto usata da Newton; tuttavia, a differenza di tante altre fotografie, questa di Cathy Smith presenta in primo piano il corpo, non la sua immagine allo specchio.

Proprio per la tendenza a rappresentare il nudo, Helmut Newton è stato spesso accusato di aver contribuito a creare l’immagine della donna-oggetto, in un momento storico che “ribolle” di rivendicazioni come quello in cui si afferma il movimento femminista; infatti, molti dei suoi lavori vedono la luce negli anni ’70-’80.

Contrariamente però, il fotografo vive con empatia l’esigenza delle donne di emanciparsi e con la sua arte esprime proprio la forza e l’autonomia delle donne; le sue modelle sono adulte, anche se a volte non superano i vent’anni, sono indipendenti, emancipate, rinunciano al ruolo di donna tradizionale, sono libere e non artefatte.

Non sono “oggetti”, ma soggetti consapevoli del loro potere seduttivo e della loro femminilità; eleganti, sofisticate e provocatorie, ma non “cadono” mai nella volgarità, né perdono la loro “umanità”.

Irriverenti e volitive scardinano luoghi comuni e regole imposti dalla moda, anche grazie all’ironia che Newton mescola all’eros e alla trasgressione; la loro bellezza è esibita, esposta, a tratti quasi abbagliante e suscita nell’osservatore, uomo o donna che sia, inevitabili istinti voyeuristici; infatti, il focus di molte opere diventa il corpo della modella, anche quando lo scatto ha l’obiettivo di pubblicizzare la firma di una casa di moda.

Il percorso dell’artista si apre con un nudo casto, in cui si vede semplicemente un seno di profilo, ma nel corso degli anni la sua fotografia si fa più trasgressiva; ad esempio introduce il sadomaso e rappresenta esplicitamente l’amore lesbico, senza perdere di vista il mondo dell’arte e quello del cinema, a cui talvolta si ispira.

Helmut Newton, Stern, Monte Carlo 1997

Il voyeurismo

In molti dei suoi scatti restituisce anche la complessità dell’allestimento scenico, fa entrare il voyeurismo, non di rado infatti ritrae uomini o donne intenti ad osservare un incontro amoroso o anche semplicemente un corpo nudo, e riserva al gusto per la provocazione sempre “un posto in prima linea”.

Le fotografie che compongono la mostra abbracciano tanti momenti della carriera dell’artista, pubblicate su varie riviste di moda, ad esempio Vanity Fair, Vogue, Amica e Men’s Fashion e altre, probabilmente racchiuse poi nel volume intitolato Sleepless Nights del 1978.

La mostra spazia dalle foto di moda ai ritratti, fino ai reportage; infatti, la peculiarità di molte opere di Newton è proprio la volontà di raccontare storie, complici le ambientazioni che arricchiscono alcune fotografie e portano le modelle fuori dallo studio, in ambienti e situazioni talvolta ben riconoscibili.

In alcuni casi ritrae le sue modelle completamente vestite, ma rese ugualmente seducenti grazie a una posa, come nel caso di una giovane Claudia Schiffer, fasciata da un provocante vestito in pelle rossa.

Helmut Newton, Claudia Schiffer, Vanity Fair, Menton 1992

Anche alcuni primi piani non mancano certo di fascino, nonostante non ci sia neppure un accenno di pelle nuda o forme esposte: è il caso di Debra Winger che, che seduce l’osservatore con gli occhi e la sigaretta tra le labbra; a riprova del fatto che anche lo sguardo ha il suo potere.

Helmut Newton, Debra Winger, Los Angeles, 1983

Forse, la donna ritratta da Newton ha un aspetto in comune con la donna-angelo di secoli fa: è oggetto del desiderio ma resta distante; in questo caso l’obiettivo della macchina fotografica la “fa scivolare” in una realtà secondaria, che la rende irraggiungibile, inafferrabile agli occhi dell’osservatore, che può solo contemplarla.

 

 

 

 

 

 

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