JB | Un viaggio-documentario durato un anno, passato a incontrare agricoltori e allevatori che hanno deciso di rispondere alle sfide dei mercati globali e della produzione intensiva investendo risorse e lavoro su forme nuove di agricoltura sostenibile.
È questo lo spirito che ha mosso i fondatori dell’associazione francese DéTERREminés, quattro studenti di agronomia all’AgroParisTech e due professionisti dell’audiovisivo, che con il loro lavoro hanno dato diritto di parola agli agricoltori che hanno scelto di vivere di un’agricoltura che rispetta l’ambiente e gli uomini, in grado di garantire la giusta redditività economica.
«Partiamo dall’osservazione che è difficile parlare di un’unica agricoltura sostenibile – spiegano nella loro presentazione – per questo siamo andati a studiare sul posto tre modelli di agricoltura, tutti sostenibili ma diversi».
In tre angoli di Europa, tra Bretagna, Andalusia e Renania, le comunità di agricoltori hanno provato a realizzare sistemi di produzione e di allevamento adatti ai loro territori. E proprio seguendo le giornate di queste donne e di questi uomini si capisce come un’altra agricoltura europea non solo è possibile, ma esiste già. «È il messaggio pragmatico e ispiratore di queste persone che noi vogliamo diffondere» dicono ancora i fondatori di DéTERREminés.
Quattro i temi affrontati nei 50 minuti del documentario “Terre à terre”: la possibilità di guadagnarsi da vivere senza distruggere il pianeta, la sfida di ripopolare le campagne, la voglia di creare ponti tra gli agricoltori e la società, e la necessità di salvare terreni agricoli abbandonati.
Aspetti sociali che non vanno comunque disgiunti da quelli economici. Anzi, «proprio questi sono irrinunciabili per capire e creare un’agricoltura che rispetta gli uomini e l’ambiente».