25 Novembre 2024
JB | L'appello di Libera: sabato 7 luglio indossiamo una maglietta rossa per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà
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JB | Oggi è il rosso il colore della speranza, la speranza di arrivare vivi alla fine di un viaggio e di trovare di là dal mare accoglienza, aiuto e comprensione. Rosso, come il colore indossato da tante bambine e bambini che arrivano sulle nostre coste dopo aver attraversato il Mediterraneo. Rosso, come il vestito del piccolo Aylan, fuggito dalla Siria in guerra e annegato a tre anni sulle coste turche nel settembre del 2015. Rosso, come l’emorragia di umanità che sta dilagando in tutta Europa.

Nel Mediterraneo si continua a morire, nell’indifferenza e nel disinteresse dei governi e di una parte sempre crescente dell’opinione pubblica. Libera, Arci, Anpi e Legambiente lanciano un appello e chiedono a tutti di indossare sabato 7 luglio una maglietta rossa, per manifestare vicinanza  e solidarietà a chi fugge dalla guerra e dalla miseria.

Secondo l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni, nell’ultimo fine settimana di giugno, sono 218 le persone che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste dell’Europa, mentre a tavolino nel Vecchio Continente si cercava un accordo per l’accoglienza dei profughi su base volontaria.

Uomini, donne e bambini continuano a morire e -dicono da Libera- «l’Europa gioca allo scaricabarile con la vita di migliaia di persone, arrivando a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà».

Ma l’Europa moderna non è e non può essere solo questo. Per contrastare l’ emorragia di umanità e il cinismo dilagante alimentato dagli “imprenditori della paura” è necessario fermarsi e dare un segnale, semplice ma incisivo: indossare un indumento rosso, per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà.

«Mettersi nei panni degli altri, cominciando da quelli dei bambini, è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini».

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