JB | Era già nella squadra di governo Cinquestelle alla vigilia del voto del 4 marzo perché, come aveva detto Luigi Di Maio, «ha scoperto la più grande discarica di rifiuti pericolosi d’Europa». Sergio Costa, neo ministro all’Ambiente e generale di brigata dei Carabinieri forestali, ha guidato l’indagine sulla Terra dei Fuochi, portando alla luce a inizio anni Duemila i traffici illeciti e il business dei rifiuti tossici interrati dal clan dei Casalesi nella piana del Casertano.
Classe 1959, laurea in Scienze agrarie e master in Diritto dell’Ambiente Costa si è occupato anche delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio. È stato tra i sostenitori della legge sugli eco-reati e uno dei più convinti critici della riforma della pubblica amministrazione voluta dal ministro Marianna Madia che ha portato all’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato all’Arma dei Carabinieri.
Un ruolo, quello della Forestale, difeso in più occasioni dal generale Costa: la soppressione del corpo avrebbe avuto a suo dire come immediata conseguenza non tanto un risparmio e una razionalizzazione dei costi per lo stato, ma la perdita di esperienze e competenze pluriennali uniche ed esclusive proprio della Forestale. Al punto che, come riportano oggi molte testate, proprio Costa avrebbe detto che il giorno dell’annuncio dell’accorpamento della Forestale «tra Napoli e Caserta personaggi vicini alle ecomafie hanno acquistato dolci e spumante per festeggiare la notizia».
Oggi, sul suo tavolo al ministero, trova ad attenderlo due fascicoli che richiedono decisioni immediate. Uno riguarda il deposito unico nazionale delle scorie nucleari (ne abbiamo parlato qui), ancora da individuare. Il secondo le contromisure per contrastare i continui sforamenti dei limiti delle le polveri sottili nell’aria, Pm10 su tutti. Senza dimenticare la multa da 25 milioni di euro che la Corte di giustizia europea ha comminato all’Italia per i continui ritardi nella messa a norma di quei centri urbani ancora sprovvisti di rete fognaria.
Prima di insediarsi il ministro dovrà regolarizzare il suo rapporto con l’Arma: l’ordinamento militare infatti impedisce a chi veste una divisa di partecipare alle “competizioni politiche” e di avere incarichi. Per questo Costa è attualmente in aspettativa ma è la prima volta che un alto ufficiale dell’esercito italiano accetta un incarico politico senza prima aver smesso la divisa.