Stefania Panetta | Lo sport è un fuoco che riscalda e che consuma allo stesso tempo. In pieno clima dei XXIII Giochi Olimpici di Pyeongchang noi ci siamo posti una bella domanda: cosa comporta essere un atleta olimpico? E soprattutto chi si può definire atleta?
Leggendo diverse interviste siamo arrivati al punto di poter definire il tutto con una parola chiave: sacrificio.
Sacrificio vuol dire allenarsi tutti i giorni, anche più volte al giorno, vuol dire seguire diete restrittive che non lasciano spazio agli sgarri, vuol dire riposarsi le dovute ore senza cedere alle serate con gli amici. Bisogna essere focalizzati verso l’obiettivo e non c’è posto per distrazioni di alcun tipo.
Per questo in pochi sono davvero portati per questo stile di vita, non per tutti “il gioco vale la candela”.
Certo quello che poi vediamo noi sono i sorrisi degli atleti dopo la gara, i mazzi di fiori e il pubblico in delirio e a volte ci capita magari di pensare che sarebbe bello che quelle persone urlassero il nostro nome. La verità, però, è che quello di cui si parla poco sono i retroscena. Gli anni di fatica passati ad allenarsi con dedizione, in favore di uno sport che diventa quasi una sorta di religione, di fede.
Gli atleti che partecipano alle “Olimpiadi della pace” sono ben 2.925, da 92 paesi. Ad attenderli 102 medaglie d’oro così divise:
- 61 titoli in palio per gli sport della neve (sci alpino, sci nordico, biathlon, combinata nordica, salto con gli sci, snowboard, sci acrobatico)
- 32 per gli sport del ghiaccio (pattinaggio artistico, hockey, short track, pattinaggio di velocità)
- 9 per le discipline: bob, slittino e skeleton
Lo slogan di queste edizioni è “Passion. Connected” e il logo selezionato per l’occasione simboleggia un mondo “aperto a tutti” dove ghiaccio e neve, terra e cielo si incontrano così come gli atleti e i tifosi che da tutti il mondo sono accorsi a PyeongChang. Gli atleti italiani convocati sono 121, fra cui 48 donne. L’atleta più giovane è la saltatrice Lara Malsiner, nata nel 2000, che compirà 18 anni il prossimo aprile.
Chi può quindi essere definito un atleta? A mio parere ognuno di noi è un atleta nel momento in cui si pone un obiettivo e vi associa la volontà di raggiungerlo. Non è un caso che una ragazzina di diciassette anni si ritrovi alle Olimpiadi, non è fortuna, è pura e semplice passione e dedizione.
Non è importante correre una maratona sotto le due ore e mezza oppure concorrere alle prossime olimpiadi: è importante fissare una meta e puntare dritto all’obiettivo, tirate fuori l’atleta che è in voi!