Gilberto Germani | Presidente ENPA Saronno | L’argomento che reputo più difficile da trattare, dopo quasi due anni di collaborazione, è indubbiamente la vivisezione o, come preferiscono chiamarla i vivisettori (ricercatori), la sperimentazione animale. Più difficile, in quanto emotivamente l’uomo viene coinvolto in prima persona pensando alla propria salute ed a quella dei suoi cari. Tanto spontanea, quanto superficiale e quindi sciocca, la domanda «meglio un cane, un gatto o un bambino?»
Cercherò, per quanto possibile, di spiegare cosa è veramente la vivisezione, quali sono gli enormi interessi commerciali e carrieristici che ruotano intorno all’orrore, alla sofferenza, alla costrizione che ogni specie animale subisce in nome di questa scienza, o pseudo tale, che risponde al nome di vivisezione.
Questo scritto è un estratto dei capitoli 2 e 3 del libro (disponibile solo in inglese) Sacred Cows and Golden Geese di Ray Greek e Jean Swingle Greek, Ed. Continuum, Londra-New York, 2000.
L’uso degli animali nella ricerca medica umana sembra suggerito da una certa logica, che però si rivela piuttosto superficiale. Se da una parte, infatti, non sembra strano formulare delle congetture sulla base delle molte similitudini tra noi e gli altri mammiferi, dall’altra, le conclusioni scientifiche sono ben altra cosa. I dati disponibili in letteratura dimostrano oltre ogni ombra di dubbio che l’uso di animali per la ricerca medica umana costituisce un metodo antiscientifico e controproducente. Ripercorrendo dall’inizio la storia della sperimentazione animale, o vivisezione, vedremo che essa è fatta di ignoranza, egoismo, pregiudizio della Chiesa e tragiche conseguenze tanto per gli animali quanto per gli stessi esseri umani.
Galeno | Il cammino dell’acquisizione della conoscenza medica iniziò con il piede giusto. Nel IV secolo A.C. Ippocrate fu il padre della ricerca clinica. Ancora oggi l’osservazione clinica fornisce le informazioni mediche più accurate e utili.
Il medico più famoso dell’antichità, dopo Ippocrate, fu Galeno Claudio di Pergamo (129-200 D.C.), medico dei gladiatori e del figlio di Marco Aurelio. Galeno iniziò con lo studio del corpo umano, ma la Chiesa non permise più le autopsie umane, ritenendole altamente immorali. Non potendo più dissezionare cadaveri umani, Galeno ricorse agli animali, diventando così il padre della vivisezione. Galeno combinò i dati fisiologici animali con quelli umani, e scrisse più di cinquecento trattati di medicina che lo resero famoso. Ma le sue conclusioni erano ampiamente errate e imprecise in parte a causa della sperimentazione animale, e in parte a causa di sue errate interpretazioni.
Tutta la teoria di Galeno si basava sull’assunto che la salute e la malattia dipendevano dallo stato di quattro umori: il sangue, il muco, la bile gialla e quella nera. Galeno riteneva che il sangue venisse prodotto dal fegato, e sebbene ne riconoscesse la circolazione, era convinto che le vene e le arterie non fossero tra loro collegate e che il sangue fluisse da un atrio all’altro del cuore attraverso micropori invisibili presenti nel cuore stesso. Inoltre Galeno attribuiva il cancro ad una infiammazione prodotta da un’invasione degli umori.
Gli studi successivi, eseguiti su cadaveri umani, avrebbero in seguito eliminato molti di questi errori. Gli errori di Galeno, uniti alle proibizioni della Chiesa, soffocarono lo sviluppo della medicina fino al XVI secolo.
Scienza del Rinascimento | Nel XIII secolo l’anatomista Mondino dei Liuzzi (1270-1326) pubblicò “Anathomia” (1316), il primo vero trattato di anatomia umana. Ma non bastava ancora per sbarazzarsi dell’eredità di Galeno; la resistenza opposta al cambiamento dei metodi scientifici era ancora molto forte. Paracelso (1493-1541), scienziato e docente all’Università di Basilea, fu licenziato per aver bruciato in pubblico il lavoro di Galeno. Anche le scoperte di Leonardo da Vinci (1452-1519) sulle arterie e le valvole arteriose non ricevettero in quegli anni la dovuta attenzione.
Finalmente l’impeto di Andrea Vesalio (1514-64), anatomista e medico fiammingo, spazzò via il pensiero medioevale. Egli riprese a dissezionare i corpi umani e fondò l’anatomia descrittiva dell’uomo in “De Humani Corporis Fabrica” (1543). Mentre le pubblicazioni precedenti erano speculazioni basate sulla dissezione animale, il testo di Vesalio, come quello di Liuzzi, si basava sull’anatomia umana. Le scoperte di Vesalio, pubblicate nello stesso anno in cui Copernico pubblicò quelle in campo astronomico, minarono le fondamenta stesse della civiltà, quelle della Chiesa, e diedero inizio alla rivoluzione scientifica. La Chiesa accusò Vesalio perfino di eresia, un crimine capitale, per aver provato che l’uomo e la donna hanno lo stesso numero di costole!
Superate le resistenze opposte dalla Chiesa, finalmente l’acquisizione della conoscenza medica accelerò, e da Vesalio in poi, la dissezione umana tornò ad essere praticata per tutto il Rinascimento nelle scuole mediche più prestigiose d’Europa, a partire da quelle italiane, come Bologna e Padova.
William Harvey (1578-1657) medico, anatomista e fisiologo inglese, studente dell’Università di Padova, dimostrò con le autopsie che il sangue circola dall’atrio destro del cuore a quello sinistro attraverso le arterie e le vene, sovvertendo così la teoria di Galeno basata sui micropori invisibili nel cuore.
Docente di Harvey, all’Università di Padova, fu Girolamo Fabrizio di Acquapendente (1533-1619). Egli scoprì, attraverso le autopsie, che le valvole del cuore impediscono al sangue di rifluire nella vene. Fabrizio fu anche il primo a sostenere che il sangue passa dal cuore alle arterie e ritorna al cuore attraverso le vene. Sempre grazie alle autopsie si scoprì che il sangue passa attraverso i polmoni per caricarsi di ossigeno. Tutto questo dimostra che era, ed è, possibile spiegare la circolazione del sangue senza utilizzare animali.
Nella stessa epoca, il medico e anatomista Giambattista Morgagni (1682-1771) fece moltissime scoperte in campo anatomico e contribuì a diffondere l’autopsia come metodo ideale per correlare le anormalità fisiche alle malattie. Le autopsie umane rivelarono la maggior parte delle conoscenze sul corpo umano che oggi consideriamo scontate, ma che a quel tempo non lo erano affatto.
Subito dopo Morgagni, un anatomista francese, Marie François Xavier Bichat (1771-1802) postulò che il cancro è dovuto a una sovra crescita dei tessuti e non a un’infiammazione causata dalla invasione degli umori, come sosteneva Galeno.
Grazie alla dissezione umana si classificarono numerosi tipi di lesioni, si scoprirono migliaia di malattie e le loro correlazioni con le anormalità fisiche, e si fecero numerose scoperte nel campo della medicina e della chirurgia. La scienza medica sembrava finalmente uscire dall’epoca buia in cui l’aveva gettata Galeno, ma, tragicamente, la storia ripeté se stessa e i suoi errori.
Ricerca medica attraverso la vivisezione | A metà del XIX secolo un francese, Claude Bernard (1813-78), ripropose la sperimentazione animale. Bernard non fu uno studente modello, si rivolse alla scuola medica solo dopo aver fallito come commediografo. Alla fine riuscì ad ottenere un incarico come fisiologo in un laboratorio. Bernard riuscì a persuadere la comunità scientifica della “validità” della sperimentazione animale e del fatto che una malattia che non fosse riproducibile negli animali non poteva esistere nell’uomo, anche a dispetto dei dati clinici raccolti sull’uomo che dimostrassero il contrario.
La comunità scientifica considerò i metodi di Bernard preferibili all’osservazione sull’uomo, in quanto molto più convenienti data l’abbondanza di animali a disposizione. Visti i precedenti di Bernard, gli scienziati capirono anche che la sperimentazione animale avrebbe fornito loro sia denaro che reputazione. Chi mancava di talento in ambito clinico poteva sempre fare carriera in laboratorio.
Nel 1865 Bernard pubblicò il libro “Introduzione allo Studio della Medicina Sperimentale”. In esso descriveva il laboratorio come il “santuario della scienza medica” e profetizzava che grazie alla sperimentazione animale si sarebbero potute guarire molte più persone di quanto non si potesse fare con l’osservazione clinica. Inoltre sosteneva che gli effetti dei medicinali e delle sostanze tossiche erano gli stessi sia sull’uomo che sugli animali, a parte una differenza nel grado, mentre oggi sappiamo che non è affatto così.
Nel 1875, uno degli studenti di Bernard, il Dr. George Hoggan, fondò la prima società antivivisezionista inglese, la Victorian Street Society. Hoggan scrisse che dopo quattro anni di esperimenti sugli animali era giunto alla conclusione che nessuno di quegli esperimenti era giustificabile o necessario. Tuttavia la sperimentazione animale guadagnava sempre più terreno e nessun studente o medico osava metterla in discussione per paura di ritorsioni o di perdere il posto.
Nel 1859 Charles Robert Darwin (1809-92), naturalista inglese, pubblicò “Sulla origine delle Specie”, abbozzo della teoria evoluzionistica che lo rese famoso in tutto il mondo. Secondo il darwinismo la specie umana non costituisce la meta verso cui tutte le altre specie tendono in una lunga e lenta evoluzione. Tutte le altre specie sono ugualmente all’apice dell’evoluzione, quindi il fatto che gli animali non sono le “brutte copie” degli umani, non li rende affatto adatti allo studio della medicina per gli umani. Bernard, da parte sua, rifiutò completamente la teoria evoluzionista.
Fine prima parte