JB | Passata l’emergenza incendi, ora il Piemonte conta i danni. Ci vorranno infatti almeno quindici anni prima che i boschi andati a fuoco ricrescano, con ricadute negative per l’ambiente l’economia e il turismo. La prima a fare una stima è stata Coldiretti: «ad alimentare gli incendi sono stati diversi fattori, tra cui sicuramente il vento e la siccità, ma anche l’incuria e l’abbandono dei boschi» ha detto Sergio Barone, consigliere Federforeste. Che ha aggiunto: «il fuoco divampa tra la vegetazione secca, con pesanti effetti dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità». Al momento, però, non è ancora possibile quantificare complessivamente i danni: «sarà opportuno che le istituzioni e gli enti preposti prevedano misure per sostenere l’agricoltura di montagna pesantemente segnata» ha chiesto il presidente di Coldiretti Torino, Fabrizio Galliati. Gli incendi, spiegano ancora da Coldiretti, porteranno inevitabilmente una perdita di biodiversità con conseguenze per la fauna e la flora: a soffrire di più, i boschi di querce, di faggio, di castagno, di cerro ma anche funghi ed erbe aromatiche. Senza contare che il fuoco ha impedito molte attività come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti. Difficoltà anche per turismo e l’agriturismo, dovute al fisiologico calo delle presenze nelle aree coinvolte.
E se l’agricoltura soffre, anche l’industria deve far fronte alle conseguenze di quasi tre settimane roghi. La provincia di Torino conta 240mila aziende, una su sei si trova proprio nelle zone interessate dagli incendi, con quasi 15mila attività nel solo pinerolese. Qui si lavora soprattutto sul commercio e sui servizi, senza contare il manifatturiero e ovviamente le imprese agricole. Tutti settori che hanno dovuto diminuire se non addirittura cessare le produzioni, anche per far fronte in prima persona agli incendi. «La Camera di Commercio è vicina agli imprenditori che oggi si trovano a dover affrontare una nuova e inattesa difficoltà» ha assicurato il presidente Vincenzo Ilotte.