Corrado Passera incontra Nexto durante il suo coffee-time. Una bellissima riflessione sul nostro Paese e sul suo futuro |
Antonella Frontani | Ecco un’opportunità per la città, per i giovani, per gli adulti consapevoli della necessità di un impegno collettivo a favore della società civile: Nexto, associazione di libero pensiero che vuole partecipare alla costruzione della futura Torino.
Nextocaffè ha proposto un incontro con Corrado Passera, una lunga chiacchierata in merito allo stato attuale del Paese e al ruolo affidato alla classe dirigente.
La sede era la più congeniale: Talent Garden, uno spazio di co-working in cui far confluire talenti, idee e progetti; un network di innovatori del settore digitale nato allo scopo di raccogliere e moltiplicare gli strumenti necessari allo sviluppo del lavoro e della città.
Corrado Passera sembrava a suo agio di fronte ad una ristretta platea di appassionati al tema dell’innovazione e, dotato di un invidiabile fair play, ha saputo concentrare in un’ora lo speech, il dibattito e un’accurata riflessione.
Ha impiegato tre minuti per riepilogare le tappe fondamentali della sua carriera: l’esperienza in Omnitel e Infostrada, brillanti realtà nel campo delle telecomunicazioni; l’avventura nel mondo bancario con la nomina di Amministratore Delegato e Direttore Generale del Banco Ambrosiano Veneto (periodo durante il quale portò a termine l’operazione di consolidamento con Cariplo); l’entrata in Poste Italiane in qualità di Amministratore Delegato (incarico che risollevò le sorti dell’azienda in crisi); la guida di Banca Intesa, in cui varò un efficientissimo piano industriale; il doppio incarico di Ministro dello Sviluppo Economico e Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti durante il governo Monti.
Ascoltando le sue parole, sembrava facile quel percorso. La sua narrazione era pacata, equilibrata e illuminata tanto da farlo sembrare alla portata di ognuno.
Poi il suo racconto si è acceso di passione quando è arrivato all’ultima tappa della sua carriera, quella in cui ha deciso di abbandonare ogni incarico per iniziare un lungo peregrinaggio (cento tappe) in diversi luoghi del paese alla ricerca di un dialogo formativo con la classe dirigente. Alla base del suo tentativo una riflessione: solo una classe dirigente illuminata può cambiare le sorti di un paese in crisi. Come il nostro.
La situazione economica drammaticamente ricondotta all’infelice livello del 2011, oggi presenta una difficoltà maggiore di ripresa rispetto ad allora a causa di un maggiore deficit, un debito più alto, una difficile situazione del sistema bancario, una flessibilità della forza europea. A ciò, si aggiunge la preoccupazione di ogni analista che vede il nostro paese minacciato da nuove e vecchie debolezze: il populismo e la frammentazione politica.
Come organizzare il dialogo con la classe dirigente senza procedere in maniera scomposta? Per esempio, partendo da una riflessione onesta sulla natura della nostra classe politica oggettivamente carente di disponibilità, ambizione, lungimiranza e coraggio.
Da quale realtà far partire il viaggio di confronto? La realtà locale, ossia le città metropolitane, che rappresentano i luoghi più dotati di strumenti per accogliere progetti legati all’innovazione, come Milano e Torino, auspicando che un nuovo status costituzionale arrivi ad equiparale alle regioni.
Bellissimo piano. Cosa non ha funzionato? Il duro, implacabile impatto con il muro innalzato dalle forze politiche (tutte) che continuano a preferire soluzioni immediate, più clamorose e popolari, seppur inefficienti o addirittura dannose, ma funzionali al risultato elettorale.
Come uscire da un tale impasse? chiede la platea attenta quanto preoccupata…
Passera sorride, non si scompone ma si accende di passione. La storia del suo fallimento politico gli ha insegnato che, pur non celando il rischio del baratro che corre il nostro paese, bisogna creare i presupposti per la costruzione di un ponte verso il futuro.
Non solo. E’ necessario creare i mezzi affinché ognuno abbia l’opportunità di attraversare il ponte e perché nessuno proceda in ordine sparso.
Ecco qual è il ruolo affidato all’Università nell’ambito di questo ambito progetto cultural/ingegneristico, senza dimenticare che nessun passo in avanti può essere compiuto senza un guizzo di coraggio e irrazionalità.
E l’Europa? Assolutamente necessaria, ovviamente.