Emanuele Amo, Valeria Rombolà | La casa editrice Lettere Animate pubblica l’opera prima del giovane scrittore romano Guido Tonini, Non è la luce. Attraverso una prosa intima e generosa Tonini accompagna il lettore in una passeggiata notturna alla ricerca della parte invisibile e perciò più profonda della realtà. Sembra volerci suggerire con semplicità una verità complessa: forse è nell’oscurità che si cela quella luce che rende ogni cosa illuminata.
Guido, questa è la tua prima pubblicazione. Che rapporto hai con la scrittura e quando hai iniziato a coltivare questa passione?
La passione per la scrittura mi ha accompagnato fin dai tempi del liceo. Su spinta del mio professore, ho partecipato a diversi concorsi letterari: il più importante fu il Campiello Giovani. Mi sono classificato tra i primi venticinque nella prima edizione e tra i primi otto nella seconda. In quelle due occasioni presentai due racconti: una storia fantasy e un racconto dal titolo “Appunti di un comico scrittore”, incentrato sul tema delle maschere. Non vinsi, ma non smisi di scrivere. Nel momento in cui ho dovuto scegliere l’Università, ho optato per la facoltà di Economia alla Luiss. Anche lì, ho avuto modo di partecipare ad un concorso letterario universitario. Questi concorsi hanno sempre permesso di dare sfogo alla mia passione, perciò ho deciso di parlarne anche anche nel mio libro.
Che rapporto hai con la lettura? C’è uno scrittore a cui ti sei ispirato?
Sicuramente Oceano mare di Baricco rimane uno dei miei libri preferiti. La capacità evocativa e il modo in cui presenta le immagini mi hanno profondamente ispirato. Apprezzo moltissimo anche Svevo. Per il libro, però, non ho avuto alcun autore di riferimento in particolare. Ho voluto sperimentare qualcosa di nuovo.
Questa volontà di sperimentazione emerge sopratutto nei tuoi numerosi riferimenti metaletterari. Già nell’incipit parli direttamente al lettore come se fosse un personaggio. Perché questa scelta?
Volevo che il lettore fosse parte integrante del racconto. L’ho guidato nella storia utilizzando una serie di immagine e di esperienze visive, in una sorta di flusso continuo. L’intento era quello di abbattere la barriera che si crea tra lo scrittore e il lettore. Il coinvolgimento diretto del pubblico è sempre stato qualcosa che amavo nei libri. Per questa ragione ho voluto riproporlo, sperimentandolo, nel mio romanzo.
Non è la luce, perché questo titolo? Qual è il significato?
Mi fa sempre un certo effetto spiegare il significato profondo del mio libro, iniziato quasi per gioco. Il mio intento era di condurre il lettore, attraverso questo lungo viaggio “notturno”, verso uno percorso più profondo. La mia volontà era quella di esprimere la scissione individuale tra ciò che sembriamo e ciò che realmente siamo, dimostrare che ciò che rimane in superficie non contiene la nostra “oscurità”, che racchiude la vera interiorità dell’uomo. Questa serie di racconti, che si succedono come in un “sogno”, hanno l’intento di condurre il lettore alla ricerca di quel difficile percorso espressivo che ogni individuo deve affrontare nel corso della sua vita.
Il romanzo di Guido Tonini dimostra come sia ancora possibile scrivere un’opera originale a partire da temi antichi e largamente trattati. Quella di Tonini è una scrittura semplice, senza eccessive pretese e a nostro parere è proprio da questa semplicità che nascono le sue riflessioni più acute.