Gilberto Germani | Presidente Enpa Saronno | Il circo nasce nel ‘700 come spettacolo equestre, ma fin dai primi anni del’Ottocento introduce un’incredibile varierà di specie animali. Tutte, indistintamente, cavalli compresi, costretti in un compito umiliante e innaturale: far divertire la specie umana.
La compagnia circense è accampata e il tendone allestito. La gente si accalca, i bambini sono festanti, emozionati, i loro genitori li hanno resi curiosi ed esaltati per ciò che vedranno. Le luci si accendono e la banda musicale suona: inizia lo spettacolo. Scopriamo allora cos’è nascosto dietro tanto splendore…
Gli animali, già provati da lunghi e stressanti viaggi per raggiungere il luogo dell’accampamento, sono ricoverati in gabbie anguste, esposti a climi di ogni genere, spesso contrastanti con il loto habitat naturale. Rinchiusi nelle piccole gabbie, sopravvivono tra scarso cibo e acqua sporca, camminando nei loro escrementi e ripetendo movimenti ondeggianti, alienati dalla prigionia. Sempre gli stessi movimenti, che manifestano l‘ossessione di violenze, addestramenti e reclusioni, ai quali sono soggetti ogni giorno.
I maltrattamenti agli animali, come privazione di cibo, percosse, frustate, catene e pungolate, servo all’uomo per ribadire in ogni istante la sua supremazia e per far capire loro l’impossibilità di ribellione e l’obbligo a soggiacere. La conseguenza di ciò è la morte ci circa un animale al giorno: una morte di stenti, fame e esasperazione.
Si è mai pensato al normale comportamento di elefanti, pony, foche, orsi, tigri, leoni e di tanti altri animali, paragonato a quello dello spettacolo del circo? Si è mai pensato come è possibile insegnare a questi animali a stare in equilibrio su due zampe, sorridere, afferrare una palla, ballare, saltare su sgabelli o all’interno di cerchi di fuoco?
Durante l’addestramento l‘elefante impara ad appoggiarsi su due zampe ricevendo pungolature, bastonate e uncinate sulle zampe da sollevare; i pony imparano a sorridere perché il loro muso viene punto ripetutamente con uno spillone; le foche eseguono i loro esercizi da “giocoliere” per poter ricevere cibo, altrimenti soffrirebbero la fame (solo perché la loro pelle è troppo delicata per essere percossa); agli orsi s’insegna a ballare, ovvero a sollevare alternativamente le zampe, obbligandoli a camminare su piastre elettriche (un tempo si carboni ardenti); le tigri e i leoni, infine, imparano a saltare sugli sgabelli e nei cerchi infuocati (è nota a tutti la loro paura del fuoco) per evitare di essere bastonati, frustati, colpiti sulla testa, sul muso e sulle zampe. Al momento dell’esecuzione dell’esercizio in pubblico, basterà un comando per ricordare all’animale ciò che deve fare per non essere punito. Bello spettacolo, vero?
Che dire poi delle dichiarazioni degli addestratori? «Restavo solo con le tigri e le punivo in modo che esse non avrebbero dimenticato. La morte può essere affrontata solo con la morte, e questo solo quando tutti gli orpelli sono finiti. E’ il gioco del domatore dei leoni: egli fa agire il leone sotto la costante minaccia della morte e lo ricorda al leone con migliaia di punzecchiature, ferite e frustate. Il leone ruggisce la sua protesta, ma va avanti con l’esercizio, perchè non vuole morire» (Alfred Court, domatore francese del Wilde Circus Animals) «Per piegare la volontà di un animale si arriva anche a togliergli acqua e cibo. Alla lunga deve assecondare l’uomo o morire» (un domatore).
Che dire poi delle conferme fornite da chi, lavorando nel circo, ha deciso di non includere alcun animale negli spettacoli?
Liana Orfei, nota circense, spiega che «la iena non la domi mai perché non capisce: puoi punirla cento volte e lei cento volte ti assale e continua ad assalirti perché non realizza che così facendo prende botte mentre, se sta buona, nessuno le fa niente».
Milady Orfei, figlia di Paolo Orfei, è nata e cresciuta nell’ambiente in un’intervista ha dichiarato che «per decidere che è sbagliato tenere gli animali nei circhi è sufficiente pensare al terrore che devono provare quando sono catturati, il togliere loro la libertà, la possibilità mi muoversi, di far parte del branco».
Ancora, la testimonianza di Paride Orfei: «Durante l’addestramento, gli animali vengono addomesticati con scariche di corrente, per non parlare dei forconi e degli uncini di acciaio, usati per far fermare gli elefanti. La prima cosa che gli scimpanzé devono imparare è che l’uomo è il padrone in assoluto. Nessuno scimpanzé, all’inizio, sopporta di essere vestito: solo la più severa disciplina e le punizioni lo porteranno alla sottomissione e alla perfetta ubbidienza. Quando l’animale, al termine dell’esercizio, getta le braccia al collo di chi lo ha ammaestrato, è come se dicesse “Ho fatto quello che volevi, per favore non mi castigare”».
Quindi sorrisi, abbracci e fretta di lasciare la scena sono tutti segni di paura, ansia e tensione che l’animale invia al domatore e allo spettatore. In conclusione, l’unica scelta civile è assistere a spettacoli circensi di compagnie che non “utilizzano” animali. Gli australiani Flyng Fruit, i canadesi Cirque du soleil, i francesi Les Colporteurs, gli americani Minimus, Nuage, Hiccip, l’Italiano Paride Orfei, ad esempio, offrono agli spettatori esibizioni fantastiche basate unicamente sulla bravura dei giocolieri, trapezisti, equilibristi, clown, mimi e contorsionisti. L’uomo che diverte l’uomo è sicuramente la via più logica e giusta.
L’attività circense è regolamentata dal Decreto Legislativo n° 605 del 7 maggio 2013 della XVII legislatura che sostituisce la legge 337 del 18 marzo 1968. Pur avendo introdotto norme più severe e restrittivi nell’utilizzo degli animali sancisce la funzione sociale dei circhi e ne sostiene il consolidamento, anche finanziario, e lo sviluppo obbligando i Comuni a rendere disponibili aree per l’accampamento dei circhi. Controversa la questione riguardante i divieti comunali sull’attendamento dei circhi con animali.
Alcuni Comuni, ultimi in ordine di tempo Cagliari, Alessandria, Livorno, hanno emanato delle ordinanze in cui vietavano l’attendamento dei circhi in quanto il Regolamento Comunale prevedeva la tutela dei diritti degli animali e ne garantiva la cura ed il divieto di ogni forma di violenza nei loro confronti.
Ci si augura allora che la scelta delle persone e la pressione e i divieti comunali possano emarginare sempre più i circhi con animali, fino a farli scomparire.