22 Novembre 2024
Share

Valeria Rombolà | “Il lupo non si tocca, non è etico”. Lo scrivono in una nota congiunta le maggiori associazioni ambientaliste italiane in vista della ormai prossima Conferenza Stato-Regioni che giovedì prossimo dovrà discutere e votare il nuono Piano di conservazione e gestione del lupo. Le preoccupazioni nascono in particolare dall’articolo 22 del Piano che autorizza, in casi di estrema necessità e sotto controllo dell’Ispra, l’abbattimento selettivo dei lupi. Un provvedimento che andrebbe incontro alle aspettarive degli allevatori, spesso costretti a fronteggiare quella che per loro è una vera e propria minaccia, ma che ha messo ecologisti e animalisti sul piede di guerra. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Il lupo appartiene, come stabilito dalla direttiva europea 21/1992 (Direttiva Habitat), alle specie protette per le quali la caccia è consentita esclusivamente in speciali condizioni e alla presenza di requisti assai stringenti. Nel caso questi ultimi non siano rispettativi nessuna Regione può autorizzare liberamente battute di caccia. Gli stessi abbattimenti selettivi potrebbero però non risolvere la situazione. Secondo alcune stime in Italia la popolazione censita di lupi si aggira intorno ai 1.600 esemplari. Se entrasse in vigore, la nuova normativa autorizzerebbe l’abbattimento del 5% degli esemplari, vale a dire 80 capi in tutto. Una quota che permettere ai branchi di autoregolarsi e che allo stesso tempo non metterebbe al sicuro gli allevatori, che più volte hanno lamentato una situazione da “vera e propria emergenza”. Solo in Piemonte nel 2015 sono stati predati 457 capi di bestiame (più di uno al giorno), per i quali sono stati pagati indennizzi pari a 60.000 euro.
Gli abbattimenti selettivi costano, così come costano i capi di bestiame persi dagli allevatori. Senza contare il fatto che da punto di vista biologico il lupo svolge nel suo habitat un fondamentale compito di selezione ed equilibrio. Anche per questo da più parti si chiede di investire sulla prevenzione piuttosto che sugli abbattimenti: meglio sarebbe -ha detto recentemente Paolo Salsotto, presidente dell’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Marittime impiegare le risorse per aiutare i pastori con recinzioni elettriche, contributi, cani addestrati”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *