Antonella Frontani
Il 23 agosto, nel Monastero di San Biagio, il Maestro si è esibito, con Fabio Afrune, nel concerto “FANTASIA” TRA IL ‘700 E IL ‘900.
Sapevo molto cose di lui. È noto che in gioventù abbia vinto molti concorsi prestigiosi, tra cui Manta, Stresa, Rassegna Giovani Interpreti Rai 1. È noto che abbia suonato come solista in famose formazioni cameratistiche e nell’ambito di festival internazionali come Montreal, Zagabria, Settembre Musica, European Flute Festival in Francoforte o Galway Flute Weggis. È noto anche che abbia collaborato come primo flauto con orchestre di grande livello e con i più famosi musicisti del mondo. Tutto noto, ma non avevo ancora sentito un suo concerto. Claudio Montafia si è esibito, con il Maestro Fabio Afrune, nell’affascinane chiesa del Monastero di San Biagio, che svetta autorevole tra le colline del Perugino, a Lanciano.
“FANTASIA” TRA IL ‘700 E Il ‘900 è l’esibizione che ha sedotto, con un programma raffinato, il pubblico stipato nel quinto “sold out” del festival. L’apertura è stata emozionante per l’energia incredibile che contraddistingue la musica di George Philipp Telemann. Il Maestro Montafia ha scelto Fantasia XII in sol minore per flauto solo, bella prova per un solista che voglia stabilire un dialogo immediato con il pubblico senza temere le difficoltà che contiene una delle composizioni del repertorio barocco, considerate impossibili per flauto a una chiave. Un corpo a corpo in cui giocarsi il clamore del pubblico o una fredda risposta: è stato subito un successo…
“Mi sono sentito immediatamente immerso nell’atmosfera del Monastero, luogo votato al silenzio, magico elemento per la musica” dice il Maestro. “È stato facile dedicarsi all’interpretazione della musica, perché la bellezza del posto la spirava naturalmente”. Ed è proprio sull’interpretazione che io insisto: “Qual è la preoccupazione di un musicista che deve interpretare correttamente una partitura?” gli chiedo. “L’interpretazione non è una preoccupazione, bensì, una riflessione necessaria” risponde sorridendo “ Non esiste una regola per l’interpretazione della musica. Ogni musicista “legge” una partitura dal suo punto di vista che, ovviamente, non deve ignorare quello del compositore. Bisogna ricordare, inoltre, che la musica non è mai “uguale” ma sempre “differente”, come sosteneva Johannes Ghiselin”. Lo ascolto parlare mentre il suo racconto non flette mai dai toni dell’allegria. È una persona che trasmette simpatia, in totale sintonia con il pubblico che lo ascolta rapito e divertito dai suoi intermezzi narrativi.
Il resto del programma, che comprendeva musiche di Faurè, Borne, Hüe e Doppler, è stato eseguito sulla scia dell’entusiasmo del pubblico, rapito dalla capacità comunicativa del Maestro Montafia che ha saputo coniugare una tecnica virtuosa alla passione per la musica. Giunti alla Fantasia op. 79 per flauto e pianoforte di Gabriel Faurè, avverto la totale sintonia con il Maestro Afrune. “Io e Claudio ci siamo conosciuti in occasione di questo concerto, per il quale abbiamo eseguito solo due prove ma l’affiatamento è stato immediato. Il Maestro Afrune ha svolto il difficile compito dell’accompagnamento che richiede precisione e discrezione. È stato molto bravo” è la riflessione del Maestro che, come ogni grande professionista, sa riconoscere le doti altrui.
Nulla ha distratto la perfetta esecuzione dei brani, neppure la farfalla ( forse sempre la stessa) che, come ad ogni concerto di questo festival, è irrotta spavalda nella chiesetta puntando proprio la spalla del Maestro, sulla quale si è poggiata per quasi tutta la Fantasia per flauto solo.
“Una nota dolente della serata?”, chiedo curiosa. “Il caldo infernale”, risponde il Maestro “che mi ha costretto ad un’ardua lotta con lo strumento perché le note non flettessero miseramente”. Ovviamente, ha vinto Lui…