Gaia Lagravinese
Edizione zero per il festival dedicato alle arti visive e performative che ha visto sette case torinesi aprirsi al pubblico per ospitare dipinti, fotografie, concerti dal vivo, spettacoli teatrali e dibattiti nelle giornate del 15 e 16 aprile.
L’idea è quella di fruire l’arte insieme, non nella freddezza di una galleria ma nell’intimità di una casa, luogo che meglio si presta ad unire la fruizione e la creazione, l’artista ai contemplatori, l’opera al dialogo che genera.
Il progetto nasce dall’incontro di Sonja Kristic e Neri Muccini, due studenti dell’Accademia delle Belle arti che nel 2020 hanno deciso di organizzare mostre nelle loro case, per dar spazio ad artisti emergenti e per offrire ad artisti affermati la possibilità di sperimentare, slegati dai vincoli del mercato.
L’iniziativa ha dato loro lo spunto per scrivere una tesi sperimentale sul fenomeno delle gallerie d’appartamento come nuovo contesto espositivo. Hanno scoperto, con una serie di analisi, ricerche e interviste, che il fenomeno è largamente diffuso in molti paesi. Dall’Europa agli Stati Uniti, ovunque ci sono case che si aprono all’arte e alla cultura.
Ed è stato proprio scoprendo altre iniziative analoghe a Torino che è sbocciata l’idea di dare un’organizzazione a questo fenomeno spontaneo, mettere le case in contatto fra loro e dar vita a Àprile, festival delle case per l’arte.
Alcune delle case coinvolte nel progetto avevano già una loro identità, altre si sono trasformate in gallerie d’arte per la prima volta.
Gli organizzatori dell’evento si dicono felicemente stupiti dell’entusiasmo generato attorno all’iniziativa e contano di rilanciare il festival l’anno prossimo, coinvolgendo più case e più artisti nel progetto.
La sponsorizzazione e il finanziamento del festival partono dal basso, motivo per cui è stata lanciata una raccolta fondi a cui è possibile aderire collegandosi a QUESTO LINK.