21 Novembre 2024
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GD

“L’inquinamento dell’aria è il principale rischio ambientale per la salute in Europa ed è associato a malattie cardiache, ictus, malattie polmonari e cancro ai polmoni. Si stima che l’esposizione all’inquinamento dell’aria determini ogni anno oltre 400 000 decessi prematuri nell’UE e 7 milioni nel Mondo. L’aumento poi delle temperature e delle precipitazioni possono promuovere una serie di infezioni, da quelle trasmesse da vettori, a infezioni enteriche, alle malattie parassitarie (The Lancet Microbe, 2021).

Un ambiente pulito è essenziale per la salute e il benessere umani. Allo stesso tempo, l’ambiente locale può essere una fonte di fattori di stress – ad esempio l’inquinamento dell’aria, il rumore, le sostanze chimiche pericolose – che condizionano negativamente la salute. La salute della popolazione dell’UE risente anche dei cambiamenti climatici, attraverso ondate di calore, inondazioni e cambiamenti nella distribuzione di malattie trasmesse da vettori. A un livello più ampio, i cambiamenti climatici, la perdita di biodiversità e il degrado del suolo possono anche incidere sul benessere umano, minacciando la fornitura di servizi ecosistemici, quali l’accesso all’acqua dolce e alla produzione di alimenti.

Gli impatti dei cambiamenti climatici rappresentano inoltre una minaccia immediata per la salute in termini di ondate di calore e di cambiamenti nei modelli di malattie infettive e allergeni; si ripercuotono in maniera sproporzionata sui gruppi socialmente svantaggiati e vulnerabili. Lo status socioeconomico di un individuo influisce sulla sua esposizione a fattori di stress ambientali, in quanto le persone più povere hanno maggiori probabilità di vivere in ambienti degradati. Le persone socialmente svantaggiate possono essere più sensibili agli impatti dei fattori di stress ambientali a causa delle condizioni di salute preesistenti, allo stato nutrizionale scadente ed a comportamenti specifici, come il fumo o l’inattività. Possono anche incontrare difficoltà nell’adattarsi ai rischi ambientali e nel prevenirli. (Fonte Agenzia Europea per l’Ambiente).

E’ su quest’ultimo aspetto che intendo concentrare il Focus di questo mio articolo perché al di là dei titoli dei giornali e delle trasmissioni televisive troppo poco viene segnalato in termini di perdita di salute da cambiamenti climatici ed eventi atmosferici avversi ed estremi. Punto centrale sono le politiche di Prevenzione di cui si è un po’ persa la traccia, perchè dovrebbero impegnare ingenti risorse, tecniche, culturali, scientifiche e non danno quei risultati immediati che la politica ed i partiti politici ricercano per il consenso. L’obiettivo prioritario 3 del Settimo programma di azione per l’ambiente (7° PAA) mira a “proteggere i cittadini dell’Unione da pressioni e rischi d’ordine ambientale per la salute e il benessere” (UE, 2013). L’auspicio, non facile da concretizzare è che nel 2050 vivremo bene se avremo rispettato negli anni precedenti i limiti ecologici del nostro pianeta”.

Secondo l’ultima relazione «Tendenze e proiezioni» pubblicata dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), nel 2021 le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia sono aumentati principalmente a causa della ripresa dagli effetti della pandemia in Europa. La maggior parte degli Stati membri dell’UE ha centrato gli obiettivi dell’UE in materia di clima ed energia per il 2020 e punta ora alla neutralità climatica, affrontando nel contempo l’attuale crisi dell’approvvigionamento energetico.

Voglio segnalare, a proposito di comunicazione ed informazione,  un sito della Fondazione Veronesi che si occupa di divulgazione sui temi legati all’Inquinamento e perdita di salute. https://www.fondazioneveronesi.it/inquinamento-e-salute. Lo ritengo molto interessante specie per gli insegnanti. Senza la partecipazione attiva dei ragazzi le politiche di Prevenzione primaria in genere e quelle in particolare per il contenimento degli Inquinanti ambientali responsabili dei cambiamenti climatici non ha gambe per camminare. Il tempo rimasto per agire è sempre meno e dobbiamo aumentare tutte le iniziative che riescano a coinvolgere sul tema le persone ed in particolare i bambini.

Il cambiamento climatico minaccia dunque, gli elementi essenziali per la nostra vita, come l’aria pulita, l’acqua potabile e l’approvvigionamento alimentare, e rischia di inficiare su decenni di progressi nella salute globale tramite fenomeni diretti e indiretti, fra cui gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti, l’interruzione dei sistemi alimentari, l’aumento delle malattie trasmesse dal cibo, dall’acqua e dai vettori. Ricordiamoci che  il 60% delle malattie infettive sono zoonosi (vengono trasmesse dagli animali all’uomo), e di queste oltre il 70% ha come serbatoi gli animali selvatici (K. E. Jones et al., 2008). Tra i patogeni zoonotici, molto comuni sono i parassiti (organismi che per riprodursi necessitano di altri organismi ‘ospiti’) ospitati dalla fauna selvatica normalmente presente in ambienti naturali (parchi) e seminaturali (parchi urbani e aree agricole). I cambiamenti climatici alterano le comunità animali e le reti ecologiche cui essi appartengono attraverso una varietà di effetti più o meno diretti come il cambiamento delle condizioni di temperatura e umidità che rendono i territori più o meno adatti alla presenza di alcune specie, oppure la riduzione o aumento degli habitat idonei .Questi cambiamenti, alterando la composizione delle reti ecologiche, facilitano alcune specie a discapito di altre. Attraverso l’alterazione delle reti ecologiche, vi sono effetti a caduta (sia facilitatori, sia inibitori) anche sui parassiti che sono presenti in queste reti (negli ospiti) e che sfruttano le loro interazioni (p.es. predazione) per la loro trasmissione (V. Medoc et al., 2017).

Oltre agli effetti indiretti mediati dall’alterazione delle comunità, i cambiamenti climatici possono agire anche direttamente sulla sopravvivenza dei parassiti. È proprio questo effetto combinato dei cambiamenti climatici sulle comunità di ospiti e sulla sopravvivenza dei propaguli parassitari che ha potenziali conseguenze sulla diffusione dei parassiti zoonotici.

E’ sempre più attuale e doveroso una visione olistica One Health, cioè un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse.Si basa sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate tra loro indissolubilmente.

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