Gaia Sposari
Il Fondo italiano per il clima verrà raddoppiato e passerà da 460 a 840 milioni di euro, da quest’anno fino al 2026. Lo ha annunciato la delegazione italiana alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27) che si sta tenendo in questi giorni a Sharm el-Sheik.
Il raddoppiamento dei fondi era già stato programmato a inizio anno dal governo Draghi con la Legge di Bilancio 2022, dopo aver deciso di implementare il Fondo stesso un anno prima, alla COP26 di Glasgow.
Il Fondo è il contributo monetario italiano per affrontare la crisi climatica. Insieme a progetti simili già messi in atto da altri paesi dell’ONU finanzierà interventi a favore di soggetti privati e pubblici nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, aiuterà l’Italia a raggiungere gli obiettivi stabiliti negli accordi internazionali riguardanti tutto ciò che ha a che fare con clima e ambiente, come l’Accordo di Parigi del 2015 e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il programma d’azione sottoscritto dai suoi Paesi membri.
La Cassa Depositi e Prestiti gestirà il Fondo, selezionando le iniziative. I progetti verranno poi approvati da vari comitati composti da rappresentanti dei ministeri dell’Ambiente, degli Esteri e dell’Economia.
Monetariamente parlando, il Fondo sarà alimentato sia da risorse pubbliche sia dal rientro delle somme restituite dalle imprese che hanno deciso di beneficiarne.
Il Fondo dovrebbe cominciare a essere funzionante da questa settimana. Non è stato detto ancora nulla rispetto alla sua suddivisione tra misure di adattamento (quelle su larga scala, come la creazione di infrastrutture apposite) e misure di mitigazione (quelle che vanno a ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici rispetto all’effetto serra).
Purtroppo, in confronto agli altri paesi europei continuiamo ad essere sotto la media rispetto a quanto dovremmo mettere di nostro nel proverbiale salvadanaio climatico dell’ONU.
Considerando vari fattori come PIL e le emissioni storiche, il nostro contributo dovrebbe essere di 4,09 miliardi di euro all’anno, somma che sfioreremo appena sommando il nostro contributo dal 2022 fino al 2026 compreso, quando poi la quota scenderà a 40 milioni.
A ogni modo, il raddoppiamento della somma italiana per la finanza climatica è sicuramente un passo avanti.