di Ilenia Gelo
Che cos’è l’artrosi? Ce lo spiega il Dott. Enrico Fusaro, direttore della Struttura Complessa di Reumatologia alla Città della Salute e della Scienza di Torino, in una nuova puntata di Antropos-ViverSano andata in onda domenica 19 giugno.
«Quello dell’artrosi è un tema diffuso» dice il Dott. Fusaro «un processo ineluttabile, su cui non si può agire.» L’artrosi, difatti, è un processo degenerativo, che porta al consumo della cartilagine:
«C’è un’infiammazione all’interno delle articolazioni molto poco visibile, che i pazienti non avvertono per molti anni, nonostante contribuisca al danno della cartilagine. È una malattia più complessa di quello che apparentemente potrebbe sembrare.»
Ma perché gli anglosassioni sono soliti chiamare l’artrosi osteoartrite? «Perché alla patologia compartecipa sia l’articolazione che l’osso» ci ricorda il direttore della Struttura Complessa di Reumatologia.
L’artrosi, essendo la seconda causa di consultazione più diffusa col medico di medicina generale, è una malattia molto presente nella società odierna, capace di colpire circa il 40% della popolazione. Ovviamente, se si dovesse valutare per gruppi e prerogative d’età, la percentuale salirebbe. I costi sociali, infatti, sono elevatissimi.
Il rischio di osteoporosi è, comunque, legato all’età, al sesso femminile, alla menopausa. Infatti, «per definizione, l’artrosi è una patologia degli ultraquarantenni». È molto presente in persone di una certa età e si conferma come altamente invalidante nei casi più avanzati. I primi sintomi sono dolore, via via sempre più significativo, e l’articolazione che sembra che si rompa. Ovviamente, sia il dolore sia la limitazione funzionale cambia lentamente la qualità della vita.
«Le articolazioni maggiormente colpite sono anca, ginocchio, mani – soprattutto nelle donne – e, per estensione, la colonna vertebrale. E, mani a parte, le altre articolazioni colpite sono tutte importanti per sorreggere il fisico.» Nondimeno, il paziente che va incontro a una protesi, va incontro a un intervento chirurgico importante e, dopo anni di sofferenze, a un percorso rieducativo significativo.
Ma esistono esami del sangue o qualcosa di particolarmente utile per poter diagnosticare l’artrosi?
«C’è un’inflazione di esami attorno all’artrosi. Gli esami sono di conferma e sono tutti radiologici. E l’esame più semplice e riproducibile è la radiografia.»
Dunque, per la diagnosi in sé l’esame clinico, la storia del paziente e la radiografia sono più che sufficienti.
Perciò, «non esiste un esame del sangue che certifichi l’artrosi; questa va diagnosticata tramite consultazione medica e radiografia.»
E come comportarsi dopo la diagnosi?
«Se l’avanzare dell’età non si può, ovviamente, limitare, il sovrappeso o la componente infiammatoria, invece, si possono evitare.» E il Dott. Fusaro ne è convito: «Dimagrire è un consiglio da dare a tutti i pazienti, perché, oltre al rischio cardiovascolare, il peso può causare danno alla cartilagine. Stesso discorso di consumazione della cartilagine vale per il fumo. E anche l’esercizio fisico deve essere prescritto, in base al paziente e ai suoi problemi di salute».
È vero, siamo ancora ben lontani dalla cura definitiva dell’artrosi, ma questo non preclude la possibilità di prevenire o di migliorare le condizioni di vita del paziente affetto da malattia.
In ogni caso, se siete curiosi di saperne di più, vi rimando, come mio solito, alla replica offerta da Telecupole.
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