Francesca Grassitelli | A pochi giorni dall’inizio della sessione invernale l’Università degli Studi di Torino chiude nuovamente le porte, causa l’aumento dei contagi da Covid
Dopo questa notizia, il collettivo universitario Studenti Indipendenti ha richiesto con urgenza un incontro al Rettore e alla governance di Ateneo, incontro tenutosi martedì 11 gennaio in concomitanza del quale gli studenti hanno organizzato un’assemblea di discussione aperta.
L’incertezza organizzativa e temporale, le tasse ancora troppo alte per servizi di cui gli studenti non possono usufruire, e la decisione di tornare alla Dad senza prima consultare la rappresentanza studentesca sono stati gli argomenti centrali della discussione.
L’esigenza è quella di avere risposte chiare ed immediate, certezze sullo svolgimento delle attività didattiche e misure contenitive che attutiscano l’impatto della nuova ondata pur permettendo di vivere l’università in presenza.
Non è infatti ammissibile che dopo due anni di pandemia non sia stato elaborato un piano strategico tutelante nei confronti di tutta la comunità studentesca (docenti, studenti, dottorandi e collaboratori), in grado di far fronte tanto ai diversi scenari pandemici quanto ai problemi strutturali che da sempre il collettivo denuncia.
In occasione della mobilitazione, gli studenti hanno preparato anche un comunicato da inviare alla stampa. Lo pubblichiamo di seguito
Unito torna in dad: noi alziamo la voce!
Il 4 gennaio Unito ha comunicato a tutta la comunità universitaria la scelta di tornare ad erogare esclusivamente la didattica a distanza, giustificando la decisione contestualmente all’impennata dei contagi da Covid-19. La chiusura (che comprende anche le aule studio dell’Ateneo) è stata predisposta fino al 15 gennaio e ciò che succederà dopo non è dato sapersi. Tutto ciò avviene nel pieno della sessione esami invernale.
Siamo consci che la pandemia non è finita, che sono ancora molte le persone che muoiono quotidianamente a causa del virus e che il sistema sanitario è oberato e sotto pressione. Malgrado ciò non possiamo più accettare di trovarci a vivere le stesse condizioni di studio e incertezza che abbiamo vissuto due anni fa.
Il Rettore Geuna ha preso la decisione di tornare alla dad senza minimamente consultare la rappresentanza studentesca e gli organi decisionali centrali, giustificando la proprio decisione in chiave emergenziale, smentendo la linea della ministra dell’università Messa che aveva dichiarato di voler proseguire la didattica in presenza.
Dopo due anni nulla è cambiato. Il Rettore continua a prendere decisioni che impattano sulla vita di decine di migliaia di studenti e lavorat* senza confrontarsi o ascoltare la propria comunità.
L’incertezza organizzativa e temporale, l’insufficiente (o addirittura assente) strategia di gestione interna, la non volontà di investire in piani strutturali legati al personale e all’edilizia sono solo alcuni degli aspetti che dimostrano la responsabilità diretta dell’Ateneo di fronte a questa nuova chiusura.
Non accettiamo che si giochi con le nostre vite senza tempistiche, modalità e progettualità definite e condivise da parte di Unito.
Per questo oggi abbiamo convocato un’assemblea studentesca, allargata anche al personale docente e tecnico, per rivendicare l’immediato ritorno in presenza dal 17 gennaio.
Chiediamo:
– il ritorno ad una modalità mista di didattica che comprenda la possibilità di dare esami e fare lezioni sia online che in presenza
– la riapertura immediata di lunchroom e aule studio
– la garanzia di modalità di svolgimento degli esami certa e che vieti l’uso di proctoring o doppi dispositivi
– protocolli di gestione chiari a seconda degli scenari epidemiologici
– trasparenza, tempestività e democraticità delle decisioni rettorali
– tamponi e mascherine ffp2 fornite gratuitamente dall’Ateneo
– potenziamento del servizio di sostegno psicologico di Ateneo
– investimenti strutturali sugli spazi
– abbattimento sostanziale dei costi privati del diritto allo studio come le tasse
Unito non può nascondersi dietro le proprie colpe e non accetteremo che vengano scaricati su di noi gli effetti delle insufficienti e inefficaci scelte dell’università e del governo di questi ultimi due anni.
Se il rettore Geuna non tornerà sui propri passi e non prenderà urgentemente decisioni che permettano un rientro in università in sicurezza e in presenza siamo pront* a contestare questa gigantesca presa in giro.
Le nostre vite non sono un gioco!