22 Novembre 2024
Carlotta Viara | Steve McCurry (quello della “Ragazza afgana”, per intenderci) è sempre una garanzia e la mostra Animals ne è l’ennesima conferma
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Carlotta Viara | Steve McCurry (quello della “Ragazza afgana”, per intenderci) è sempre una garanzia e la mostra Animals ne è l’ennesima conferma.

Allestita in un contesto molto suggestivo (le antiche cucine della Palazzina di Caccia di Stupinigi, alle porte di Torino), è finalmente approdata in terra sabauda dopo una lunga gestazione. L’embrione del progetto trae infatti origine negli ormai lontani anni ‘90, in occasione di una delle tante missioni del photoreporter statunitense quale inviato di guerra nell’area “calda” del Golfo.

Obiettivo: documentare l’impatto – devastante – del conflitto sull’ambiente e sui suoi abitanti.Immagini nude e crude come quella (notissima) dei cammelli che attraversano in fila i pozzi di petrolio in fiamme del Kuwait.

Si arricchisce poi delle colorate esperienze di viaggio nei luoghi più disparati ed insoliti del Pianeta in cui il fotografo ha realizzato i suoi inconfondibili servizi, dall’altopiano dell’Iran alle pianure cambogiane per indugiare un po’ di più sulla prediletta India.

Scatti grazie ai quali McCurry, membro della mitica Magnum Photos e praticamente “di casa” al National Geographic,si è aggiudicato per ben quattro volte il prestigioso Word Press Photo Contest nonché una sfilza di altri autorevoli riconoscimenti in giro per il globo.

Visitabile fino al primo maggio 2022, l’esposizione è un racconto, ora ironico ora drammatico, che si sviluppa in sessanta click focalizzati sul mondo animale: cani e gatti, ovvio, ma pure elefanti, pesci, topi, serpenti, uccelli.

Filo conduttore della narrazione:la relazione empatica, a tratti simbiotica, tra uomini ed animali,vicendevolmente stretti in un legame che un po’ sorprende ed un po’ commuove.

Con uno sguardo – che da sempre contraddistingue la sensibilità artistica dell’autore – orientato verso le situazioni di maggior disagio, i più deboli, i più fragili; come se il senso profondo della bellezza dell’umanità stesse tutto lì, nel contrasto tra povertà materiale e ricchezza spirituale.

Una riflessione lucida sulla nostra condizione di umili ospiti su questa Terra e, nel contempo, un appello al nostro dovere di salvaguardarla dal deterioramento, anche proteggendo le altre creature indifese che la popolano.

Un potente richiamo alla celebre constatazione di Terenzio “Sono un essere umano, nulla di ciò che è umano mi è estraneo”. Perché, però, scomodare antichissimi semi-sconosciuti commediografi? Basta fare un salto alla mostra per rendersene subito conto.

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