22 Novembre 2024
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Dopo 22 mesi è stato scarcerato Patrik Zaki. L’obiettivo primario è ora la sua assoluzione piena, che gli permetta di tornare alla sua vita .

La Storia (Fonte Wikipedia)

Patrick George Zaki[3] (in arabo: باتريك جورج زكي‎) è uno studente dell’Università di Bologna e attivista egiziano nato il 16 giugno 1991 a Mansura, in Egitto, da genitori di religione cristiana ortodossa copta.[4][5] In occasione delle elezioni presidenziali egiziane del 2018, Patrick Zaki è stato uno degli organizzatori della campagna elettorale di Khaled Ali,[6] avvocato e attivista politico impegnato nella difesa dei diritti umani[7] che successivamente ritirò la candidatura denunciando il clima di intimidazione[8] e i numerosi arresti dei suoi collaboratori.[9] Zaki ha fatto parte dell’associazione per la difesa dei diritti umani Egyptian Initiative for Personal Rights, con sede al Cairo. Nell’autunno del 2019 stava frequentando un master universitario in studi di genere all’Università di Bologna in Italia.[5]

Arresto

Il 7 febbraio 2020, nell’intento di tornare in Egitto per fare visita ai parenti,[2] dopo l’atterraggio all’aeroporto del Cairo alle 4:00 (ora locale; UTC+2), è stato catturato dagli agenti dei servizi segreti. Per circa 24 ore non sono trapelate sue notizie né ai familiari né ai media.[2] La notizia del suo arresto è stata divulgata successivamente dall’Egyptian Initiative for Personal Rights (associazione umanitaria dove lavorava in qualità di ricercatore),[10] il 9 febbraio.[11][12]

La polizia egiziana, al contrario, nel verbale d’arresto ha scritto che Zaki è stato arrestato l’8 febbraio ad un posto di blocco nel quartiere Jadyala a Mansura.[13][14][12][15]

I capi d’accusa formulati nel mandato d’arresto sono: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo.[16] Nello specifico gli vengono contestati alcuni post su Facebook.[17][18] Secondo i mezzi d’informazione governativi egiziani, Zaki sarebbe attivo all’estero per fare una tesi sull’omosessualità e per incitare contro lo stato egiziano.[19]

Secondo il suo avvocato[13] è stato bendato e torturato per 17 ore consecutive con colpi allo stomaco, alla schiena e con scariche elettriche inflitte dalle forze di sicurezza egiziane,[20] oltre a essere stato interrogato a riguardo della sua permanenza in Italia, del suo presunto legame con la famiglia di Giulio Regeni,[21] e del suo impegno politico, venendo inoltre minacciato di stupro.[22]

Il carcere di Tora dove è stato detenuto Zaki

La Procura Generale di Mansura, al contrario, ha dichiarato di avere constatato lo stato di salute del fermato, affermando che egli non palesava ferite sul corpo. Il Procuratore Generale dell’Egitto, Hamada el-Sawy, ha negato che il fermato sia stato torturato dalla polizia.[23]

Carcere

Dopo una breve detenzione presso Talkha,[24] il 25 febbraio Zaki è stato trasferito nel carcere di Mansura ed è stata fissata la sua udienza in tribunale per il 7 marzo.[24] Dopo una visita dei genitori concessa in via straordinaria,[24] il 5 marzo è stato trasferito nel Carcere di Tora, al Cairo.[18] Due giorni dopo, il tribunale competente ha rinnovato la sua detenzione preventiva fino alla successiva udienza, poi posticipata al 21 marzo[25] e nuovamente posticipata a causa della pandemia di COVID-19 in corso.[24][26]

La detenzione preventiva è stata più volte prolungata per periodi successivi prima di 15 giorni, e poi di 45 giorni.[27]

Liberazione

Il 7 dicembre 2021, al termine della terza udienza, viene deciso che Zaki sarà scarcerato, ma non assolto dalle accuse.[28]

In data 8 dicembre 2021, Zaki è libero.[29]

Reazioni nella comunità internazionale

Manifesto sulla liberazione di Patrik Zaki nella città di Palermo in Sicilia

La Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) e analoghe reti universitarie in altri paesi europei hanno espresso solidarietà a Zaki e lanciato appelli per la sua liberazione.[30][31][32][33]

Il 1º ottobre 2020 ventisei europarlamentari italiani hanno scritto una lettera al capo dell’ambasciata italiana al Cairo Giampaolo Cantini, in cui definiscono Patrick Zaki «innocente» e «prigioniero di coscienza», e chiedono che l’ambasciata italiana richieda con fermezza al governo egiziano la liberazione di tutti coloro che in Egitto subiscono il carcere con l’accusa «strumentale» di terrorismo ma in realtà a causa delle loro opinioni e del loro lavoro in favore dei diritti umani.[34]

Il 18 dicembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui «deplora […] con la massima fermezza la continua e crescente repressione, per mano delle autorità statali e delle forze di sicurezza egiziane, ai danni dei diritti fondamentali e di difensori dei diritti umani […] e chiede la liberazione immediata e incondizionata di Patrick George Zaki e il ritiro di tutte le accuse a suo carico», definendo «arbitrario» il suo arresto e considerando la sua detenzione come una «minaccia» per i valori fondamentali dell’Unione europea.[35][36]

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