22 Novembre 2024
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(Fonte Istituto di Ricerca Mario Negri-IRCSS)

Il monito dell’Associazione Culturale Dossetti è che se non verranno prese contromisure adeguate l’ipotesi di avere nel 2050 10 milioni di morti all’anno per infezioni non trattabili non sarà così remota.

L’attenzione degli operatori Sanitari deve rapidamente spostarsi sulla Prevenzione delle malattie infettive e trasmissibili. Ma può capitare che pazienti che hanno contratto un’ infezione grave da Covid 19 e che dopo 2 mesi dalla guarigione continuino a manifestare sintomi.E’ questo il Long Covid una sindrome post-virale.

disturbi caratteristici del Long Covid possono essere causati da diversi meccanismi:

  • un danno diretto agli organi del corpo provocato dal virus o dalla malattia;
  • effetti e compromissione del sistema nervoso;
  • risposta anomala del sistema immunitario che, nel tentativo di eliminare il virus, innesca una specie di autoimmunità per cui aggredisce “per sbaglio” anche organi e tessuti del proprio corpo, danneggiandoli.

Mentre ad agosto del 2020 solo circa il 10% dei pazienti guariti dal Covid-19 era affetto da Long Covid, stime più recenti mostrano che la percentuale di persone guarite dall’infezione da SARS-CoV-2 che necessita di assistenza sanitaria anche a distanza di settimane o mesi dalla negatività al test si aggirerebbe intorno al 50% (quindi una persona su due fa esperienza di questa patologia).

Riguardo alla durata dei sintomi, uno studio pubblicato su Nature Medicine ha analizzato più di 4.000 pazienti guariti dall’infezione da SARS-CoV-2, ottenendo che:

  • il 13% delle persone coinvolte nello studio presentava i sintomi del long Covid per più di 28 giorni;
  • il 5% per più di 8 settimane;
  • il 2% per più di 12 settimane;

Il sintomo sicuramente più diffuso è la stanchezza, seguito dalla perdita del gusto e dell’olfatto. Un altro sintomo riportato molto frequentemente è la “nebbia mentale”, condizione caratterizzata da problemi di memoria e di concentrazione in aggiunta alla costante sensazione di stanchezza. Dal punto di vista scientifico questa condizione è nota come “encefalomielite mialgica” o “sindrome da stanchezza cronica”, che in molti casi si manifesta proprio in seguito a un’infezione. I meccanismi alla base dello sviluppo di questa condizione, però, non sono ancora del tutto chiari.

Difficoltà ancora maggiori sono poi riscontrate da chi deve imparare a gestire malattie croniche preesistenti con tutti gli altri sintomi del Long Covid

  • vertigini
  • mal di testa
  • difficoltà nel sonno
  • respiro corto
  • palpitazioni e battito irregolare
  • sintomi neurologici come ansia o stress
  • disturbi gastrointestinali
  • iper-sudorazione
  • eritemi cutanei
  • perdita di capelli
  • debolezza delle unghie
  • dolori muscolari
  • problemi renali.

Fatti i dovuti accertamenti ordinati dal medico per verificare che non vi siano patologie subentranti o misconosciute si passa alla fasedi trattamento che può prevedere:

  • esercizi di riabilitazione fisica;
  • diete alimentari per riprendere peso o massa muscolare o, al contrario, per perdere peso;
  • supporto psicologico per coloro che presentano stress post-traumatico (Post Traumatic Stress Disorder, PTSD).

Il Long Covid colpisce uomini e donne di ogni età, ma sono soprattutto le donne tra i 40 e 60 anni a soffrirne. Si è osservato anche qualche caso in età pediatrica ma, per il momento, non sembrano esserci differenze tra bambini e bambine. Quindi si pensa che gli ormoni sessuali, poco rilevanti in età pediatrica, abbiano un ruolo importante nella manifestazione della malattia.

Oltre all’essere donne, anche l’età avanzata e il sovrappeso potrebbero essere fattori di rischio per lo sviluppo del Long Covid.

Una stretta cooperazione interdisciplinare è necessaria per l’assistenza completa di questi pazienti in ambulatorio: specialisti provenienti da più discipline offrono la loro assistenza a chi ancora soffre a causa dell’infezione da SARS-CoV-2.

La priorità delle cure di follow-up deve essere data a:

  • persone ad alto rischio di disturbi da Covid-19 subacuto;
  • persone che hanno avuto una forma grave di malattia;
  • persone che hanno dovuto avvalersi di terapia intensiva;
  • soggetti fragili, come per esempio gli anziani, o quelli affetti da multimorbidità;
  • persone che hanno subito un trapianto o pazienti oncologici;
  • persone con il più alto carico di sintomi persistenti.

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