Carlotta Viara I
Con l’imperversare dello smartworking (http://www.ecograffi.it/2020/05/lets-smartwork/) inevitabile che inizino ad emergere alcune “falle” nel sistema.
Una su tutte: l’elefantiasi di riunioni da remoto; alcune necessarie, altre utili, le restanti … da evitare accuratamente per non farsi sopraffare dalla zoomfatigue, novella patologia da affaticamento causa sovraesposizione virtuale.
A questa pericolosa derivadell’umana alienazione c’è però una divertente scappatoia: Zoom Escaper,l’app da scaricare per … “scaricare”, sul più bello della videoconferenza noiosa ed improduttiva, gli altri partecipanti che la tirano per le lunghe.
A fornire la via di fuga, la cui denominazione pare già molto eloquente di per sé, Sam Lavigne, californiano trapiantato a New York, un po’ informatico ed un po’ artista; sicuramente un “creativo” originale.
Gratuita e di facile utilizzo, l’applicazione, fruibile non solo con Zoom ma anche con altri software (quali per esempio Google Meet), offre un ventaglio di effetti sonori appositamente concepiti per l’inquinamento acustico della call in corso.
Si spazia dai classici problemi d’audio nella connessione (eco, interferenze, rimbombo) ai rumori molesti provenienti dall’esterno, come cantieri in piena attività, intemperie, grida di bimbi, cani che abbaiano.
Lo scopo di questa versione 2.0 del caro vecchio “spiacente, la linea è disturbata, devo interrompere la telefonata” è di provocare una fastidiosa turbativa che serva da scusa per accomiatarsi anzitempo dall’incontro perditempo.
Se poi sono gli altri soggetti, intervenuti al meeting stesso, a suggerire di chiudere la chiamata per l’eccessivo frastuono, meglio ancora. Missione compiuta.
Trattasi forse di sabotaggio digitale? Diciamo piuttosto, ricorrendone gli “estremi” … legittima difesa: a mali estremi estremi rimedi.
Dopo una giornata-tipo costellata da quei tre o quattro appuntamenti online (di cui magari un paio in concomitanza o quasi) l’esaurimento psicofisico gioca brutti scherzi.
Non stupisce pertanto che l’operazione “fuga dalla rete” possa essere presa in seria considerazione per ricondurre lo stress ai livelli di guardia; soprattutto quando, in aggiunta agli incombenti professionali, si inseriscono, a seguire, gli aperitivi in chat e gli ulteriori impegni web-mondanida quarantenati.
L’ideatore della trovata, tra l’altro, non è nuovo allo sviluppo di soluzioni del genere: “Zoom Deleter” e “Slow Hot Computer” portano infatti il suo marchio di fabbrica.
Quest’ultimo, in particolare, è lo strumento (molto border line) che si fagocita la memoria dell’hardware,surriscaldandolo per rallentarne la funzionalità e compromettere, in termini di produttività, la prestazione lavorativa.
Tornando al più innocente Zoom Escaper,ecco, per chi si fosse incuriosito, le istruzioni con tanto di video di presentazione: