(Fonte Wikipedia) Il disastro di Fukushima Dai-ichi (In giapponese: 福島第一原子力発電所事故 Fukushima Dai-ichi genshiryoku hatsudensho jiko) è un incidente nucleare avvenuto nella centrale nucleare omonima, situata costa presso Naraha nella Prefettura di Fukushima, in Giappone. L’incidente fu una conseguenza del terremoto e maremoto del Tōhoku dell’11 marzo 2011. Al momento del terremoto i reattori si spensero automaticamente, con procedura SCRAM attivata dal sistema di sicurezza per allarme sismico. Lo tsunami che si abbatté sulla centrale, alcune decine di minuti dopo, distrusse i gruppi di generazione diesel-elettrici di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento dei reattori 1, 2 e 3.
I reattori, pur avendo cessato la reazione nucleare sostenuta, avrebbero comunque richiesto la continuazione del raffreddamento per dissipare il calore generato dalle reazioni nucleari residue. L’interruzione dei sistemi di raffreddamento e di ogni fonte di alimentazione elettrica, nelle ore successive causò la perdita di controllo di tre reattori che erano attivi al momento del terremoto. Nel corso delle ore e dei giorni successivi vi furono quattro distinte esplosioni, causate da fughe di idrogeno, alcune delle quali distrussero strutture superiori degli edifici di due reattori. I noccioli di tutte e tre le Unità coinvolte subirono il meltdown completo, in momenti diversi.[6]
Il 5 luglio 2012, la commissione d’inchiesta appositamente nominata (National Diet of Japan Fukushima Nuclear Accident Independent Investigation Commission – ‘NAIIC’) concluse che le circostanze che hanno prodotto il disastro potevano essere previste e che l’incidente poteva essere evitato. Secondo la commissione, l’operatore dell’impianto Tokyo Electric Power Company (TEPCO) non si era attenuta ai requisiti di sicurezza, in quanto non aveva compiuto una piena valutazione del rischio sismico e non aveva predisposto adeguate protezioni per gli impianti, piani di contenimento danni, né adeguati piani di evacuazione. Il 12 ottobre 2012, la TEPCO ha ammesso di non aver adottato le misure necessarie per timore di subire cause legali o proteste[non chiaro] contro le sue centrali nucleari.[7][8][9][10]
Il disastro di Fukushima è considerato l’incidente nucleare più grave dopo il disastro di Černobyl’ del 26 aprile 1986, ed è l’unico insieme a quello di Chernobyl a cui sia stata assegnata la massima classificazione INES, il livello 7.[11]
Nel settembre 2018, il caso di un decesso per cancro di un ex operatore della centrale è stato oggetto di accordo di risarcimento in sede civile, in correlazione all’incidente.[2][12]
Il United Nations Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation[13] e la World Health Organization riferirono che non ci siano stati aumenti di aborti, nati morti o disturbi fisici e mentali nei bambini nati dopo l’incidente.[14]
Si stima che siano stati riscontrati 1.600 decessi causati dallo stress dell’evacuazione, principalmente negli anziani che avevano precedentemente vissuto in case di cura.[15][16] L’intenso programma di opere in corso per decontaminare le aree colpite e dismettere l’impianto di Fukushima, secondo le stime del gestore dell’impianto durerà fra 30 e 40 anni.[17] Una barriera del suolo ghiacciata è stata costruita nel tentativo di prevenire un’ulteriore contaminazione delle falde acquifere sotterranee,[18] diminuendo la quantità di acqua contaminata che viene raccolta. La TEPCO stima che la barriera stia riducendo i flussi d’acqua di circa 95 tonnellate al giorno rispetto al 2016.[19] L’acqua è stata trattata e tutti gli elementi radioattivi sono stati rimossi con successo, ad eccezione del trizio.
Nel febbraio 2017, TEPCO ha rilasciato le immagini scattate all’interno del reattore 2 da una telecamera telecomandata che mostra che c’è un buco largo 2 metri.[20] nel reticolo metallico sotto il recipiente a pressione nel recipiente di contenimento primario del reattore,[21] che potrebbe essere stato causato dal materiale fissile che fuoriuscì dal recipiente a pressione, indicando che si era verificato un tracollo/fusione attraverso questo strato di contenimento. Livelli di radiazioni di circa 210 Sv all’ora sono stati successivamente rilevati all’interno del recipiente di contenimento dell’unità 2.[22] Questi valori sono nel contesto del combustibile esaurito non danneggiato che ha valori tipici di 270 Sv/h, dopo 10 anni di arresto a freddo, senza schermatura.[23]