Carlotta Viara I
Immaginiamo che qualche mente illuminata (e pure un po’ nostalgica), incaricata della revisione dei palinsesti tv, decida di riesumare, rivisitato in chiave moderna, quel fantastico rotocalco che era l’ “Almanacco del giorno dopo” (con tanto di ripristino, in sottofondo, della musichetta dal sapore medievale).
Immaginiamo ancora che, come da scaletta, dopo il rapido cenno alle effemeridi e la stringata biografia del santo, sia il turno del “Domani avvenne”.
Ecco, finalmente il prossimo 3 maggio si potrebbe annunciare: “Domani, 4 maggio, si celebra la giornata istituzionale in memoria del Grande Torino”.
La giunta regionale del Piemonte ha infatti nei giorni scorsi approvato il disegno di legge (ora all’esame del consiglio) che veste d’ufficialità la data della tragedia di Superga.
Era il 4 maggio 1949. Ore 17.03. Gli invincibili facevano ritorno dal Portogallo quando il loro aereo si schiantò contro la basilica: trentuno le vittime, incommensurabile il numero degli orfani … tifosi e non tifosi.
Più che una squadra, una leggenda. In otto anni: cinque scudetti consecutivi, una coppa Italia, dieci atleti schierati in nazionale. Nel cuore dei granata, nel rispetto degli avversari.
I rivali juventini non ne hanno mai messo in dubbio il valore (e viceversa): la prova provata che la competizione sportiva può essere sana, pulita, leale.
Un simbolo, che travalicava gli angusti confini calcistici, di un Paese provato ma pronto al riscatto, compatto ed affiatato aldilà di ogni fede d’appartenenza.
La stessa Italia che ogni anno si “ferma” a tributare onore a questo pezzo del suo glorioso passato proprio lì, sul luogo dell’incidente.
Grazie al riconoscimento normativo, la cerimonia del ricordo “di quel giorno di pioggia” sarà più solenne.
Forse – spiega l’assessore regionale allo sport – non ce n’era neanche bisogno, trattandosi di una storia indelebilmente impressa nell’immaginario collettivo, ma comunque l’investitura formale la rafforza e la arricchisce di un significato profondo.
E mai come di questi tempi necessitiamo (a cominciare dal triste teatrino della politica) dello sprone del “quarto d’ora granata”: di un Oreste Bolmida che lanci il segnale e di un Valentino Mazzola che, nel boato dello stadio (il mitico Filadelfia), si rimbocchi le maniche perché i giocatori in campo realizzino l’impossibile.
“Quel famoso quarto d’ora non esiste soltanto sui campi di calcio … esiste anche nella vita ed è quando ti devi rimboccare le maniche; quando, proprio come faceva lui, il capitano, capisci che tutto quello che fai deve andare nella direzione giusta” (dal film “Il Grande Torino”).
Orsù, dunque, fiato alle trombe (… anzi alla cornetta) e che la rimonta abbia inizio!