di Antonella Frontani
Venerdi 19 febbraio inizierà Seeyousound festival 20121. Ecco le ragioni per cui non perderlo.
Amo il cinema, vivo di scrittura, la musica è il mio delirio.
Da anni cerco, disperatamente e felicemente, di stabilire un nesso sempre più forte tra il senso del ritmo che domina una partitura e quello che regola la narrazione, tra l’armonia necessaria in musica e nella struttura di un romanzo.
È uno sforzo delizioso, un tormento che conduce all’estasi quando quel contatto avviene e tutto, per magia, funziona. La scrittura diventa sublime perché la musica la conduce. Ecco cosa intendo quando parlo di romanzo musicale.
Il cinema, linguaggio pregnante che ha plasmato l’immaginario del XX secolo diventandone portavoce ed emblema, è la sintesi più affascinante tra la l’intellettualità della scrittura e la forza subliminale della musica.
Come poter stabilire una supremazia tra le due arti?
Come poter immaginare una senza l’altra? Quale nasce prima e quale soccombe?
Un interrogativo che perde significato di fronte all’opera cinematografica.
Basterebbe immaginare, senza sonoro, l’incipit di un famoso film in cui domina un paesaggio: uno specchio d’acqua contornato da ripe scoscese, al centro un’isoletta. La macchina da presa sorvola il lago, poi, una breve fondue sposta la ripresa su un bosco alpestre attraversato da una strada, su cui corre una macchina gialla, piccola piccola.
Quale sensazione può scatenare una tale sequenza, a parte una leggera sensazione di inquietudine che trasmette l’auto perduta nella natura scabra e incombente?
La musica decide…
Un pezzo mosso da flautini potrebbe rendere quel paesaggio rassicurante; un brano lento con un coro maschile, invece, potrebbe suscitare una sensazione dolente di atavica fatica e miseria. Fasce acute di archi dissonanti, su largo ostinato termico di tutti gli strumenti gravi, renderebbe l’incipit ossessivo.
Altro colore scaturirebbe attraverso una danza greca, una malinconica ballata irlandese, il preludiare di una chitarra spagnola o la minacciosa placidità di un marranzano siciliano.
La scena narrata è l’incipit di Shining, capolavoro di Stanley Kubrik.
Lui spiazza tutti scegliendo la musica di Wendy Carlos che, fin dalla prima immagine, sfoggia una versione lenta e minacciosa del Dies irae, affidata monodicamente a un impasto di legni e ottoni gravi. La conduzione ritmica sembra ispirarsi al Songe d’une nuit du Sabat dalla Sinfonia fantastica di Berlioz. Durante l’esposizione processuale del tema, subentrano suoni elettronici nel registro medio acuto: percussioni metalliche, soffi e glissati che evocano voci femminili.
È questo tripudio di suoni che diventa protagonista quando il tema si conclude lasciando solo un suono-pedale a mantenere nel registro grave il precedente timbro strumentale.
La musica viene dominata dai suoni elettronici anche quando torna il tema del Dies Irae, per giungere alla conclusione del brano.
La combinazione tra l’immagine della piccola auto gialla che continua il suo errare tra la natura selvaggia, il colore livido dei titoli di apertura, le riprese dall’alto diventano uno scenario cupo grazie alla forza inquietante dell’ouverture.
Ecco cos’è la musica per il cinema…
Come non amare un festival nato per suggellare questo meraviglioso duetto?
Da venerdì 19 febbraio, Seeyousound festival 2021, giunto alla settima edizione, offrirà sette giorni, uno per ogni nota musicale, dedicati alla settima arte cinematografica: 81 titoli di cui 5 in anteprima assoluta e 16 in anteprima italiana, 1 concorso dedicato alle sonorizzazioni e 1 focus che attraverserà le varie sezioni.
In programma oltre a lungometraggi, documentari, film brevi e videoclip in concorso e non, anche agli appuntamenti quotidiani ‘Seeyousound Live Show’ con talk e approfondimenti con più di 60 ospiti e concerti in diretta dal Cinetratro Baretti di Torino che saranno visibili in streaming gratuitamente anche sui canali social del festival.
Io non posso perdere questo appuntamento che vi consiglio con il cuore di scrittrice.