Luca Garnero
«Il 2020 si configura come un anno di sostanziale paralisi della dinamicità imprenditoriale, con un forte calo sia delle aperture sia delle chiusure di impresa». È questa secondo Dario Gallina, presidente della Camera di Commercio di Torino, la conseguenza più evidente di un anno di pandemia sul tessuto produttivo torinese. A fotografare la situazione, l’esame dei numeri della natimortalità delle imprese subalpine presentati nei giorni scorsi.
Una situazione di letargo, in cui la geografia imprenditoriale torinese appare sostanzialmente stabile con 219.700 imprese registrate alla fine del 2020 e un aumento di +187 unità. Il tasso di crescita del tessuto imprenditoriale si attesta dunque al +0.16 %, un dato simile a quello registrato nel 2019, in tendenza con l’andamento nazionale (+0,32%) e in netta controtendenza con il dato piemontese (-0,23%).
Tuttavia, come sottolinea ancora Gallina, «anche se nel 2020 il tasso di crescita è risultato positivo (+0,16%) dovremmo attendere i dati del 2021 per poter quantificare con maggior precisione gli effetti reali della crisi sanitaria sul complesso del tessuto imprenditoriale».
I dati presentati dalla Camera di Commercio
Per quanto riguarda le voci “Iscrizioni e cessazioni” si rilevano dati significativi: il 2020 si presenta l’anno con il minor numero di iscrizioni (11.919) ed anche l’anno con il minor numero di cessazioni (11.558). Diversamente dal 2007, prima dell’inizio della crisi economica, quando ci fu il picco con 19.527 aperture e 16.467 chiusure.
Il tasso di sopravvivenza medio delle imprese registrate dal 2017 ad oggi è del 70,7%.
Le imprese giovanili registrate nel 2020, si presentano in diminuzione rispetto all’anno precedente e i settori in cui sono maggiormente presenti sono il commercio (26,4%) seguito da servizi alle imprese (22,7%) e per ultimo quello delle costruzioni(15,7%).
Si dimostrano in sofferenza quasi tutti i settori, tranne i servizi alle imprese che aumentano del +3,2% e i servizi alle persone, pari al + 1,6%. Le imprese composte da stranieri under 35 rappresentano il 27,4%, in crescita rispetto al 2019 del + 2,1%, le realtà imprenditoriali femminili costituiscono il 26,6% ma calano di -3,3%.
Imprese al femminile
Le imprese femminili a fine 2020 sono 48,997, pari al 22% del panorama imprenditoriale piemontese. Il tasso di crescita è in generale negativo (- 0,47%). Nel settore del commercio si registra un calo delle imprese a conduzione femminile, crescono i servizi alle imprese ed i servizi alla persona. L’età media delle donne imprenditrici è piuttosto alta: quasi 6 manager su 10 sono “over 50” e solo il 4,4% appartiene agli “under 30”. Le più giovani si presentano le imprenditrici straniere, in aumento rispetto al 2019.
Incertezza e equilibrio
Nella stagnazione del 2020, poi, esiste anche una sorta di paradosso, come ha spiegato Barbara Barazza responsabile del Settore studi della Camera di Commercio. Proprio l’incertezza economica e le nuove azioni di sostegno, infatti, così come le misure fiscali, i contributi a fondo perduto e i ristori sono tra i fattori che hanno frenato da un lato la nascita di nuove imprese e dall’altro ne hanno rallentato la chiusura.