Luca Garnero
I fenomeni naturali e i virus quando si sono presentati, nel corso della storia, hanno sempre suscitato domande pressanti e ansie nascoste: qual è il loro grado di letalità? Come si propagano? Possono essere arginati? Come cambieranno il volto della società?
L’umanità, per rispondere a questi e ad altri interrogativi, si è rivolta agli scienziati, che assumono il ruolo di guide e consiglieri. Un medico e uno scienziato, professionista formato in anni di studi e ricerche, sente il dovere morale di informare la popolazione dei rischi e di cercare di combattere l’ignoranza con la cultura.
In tempi di emergenza pandemica, causata da quello che tutto il mondo ha tristemente imparato a conoscere come Covid-19, e di cambiamenti climatici il mondo fa i conti con le sue peggiori paure. La risposta della comunità scientifica internazionale è stata il vaccino, approvato lo scorso 27 dicembre in Europa dall’EMA, l’istituzione europea che si occupa, da sempre, di validare i farmaci per conto dell’Unione Europea.
È questo il quadro d’insieme che ha fatto da sfondo a “Il rischio di annunciare un rischio”, tavola rotonda organizzata da Giovedì Scienza e trasmessa on line lo scorso 21 gennaio. Moderata da Piero Bianucci, giornalista scientifico, e dal divulgatore e sondaggista Alberto Agliotti, ha visto gli interventi della dottoressa Antonella Viola, professoressa di Patologia Generale all’Università di Padova e di Giancarlo Sturloni, esperto di comunicazione del rischio.
Che cos’è un rischio? Come si fa a comunicare un rischio senza perdere la credibilità? Quali problemi deve affrontare un comunicatore che informa la popolazione di un rischio? Quanto conta la fiducia? Queste alcune delle domande alle quali si è provato a dare risposta. Ma l’interrogativo più importante rimane quello legato al ruolo della scienza davanti all’ignoto e al suo essere consigliera per tutto il genere umano.