Alessia Laudadio
Partirà a febbraio dallo scalo cuneese di Levaldigi l’esperimento di screening sanitario affidato ai “cani anti-covid”.
Il progetto mira a riconoscere i soggetti portatori di Sars- Cov-2 grazie al fiuto di cani appositamente addestrati: annusando salviette passate sulla pelle delle persone che si sottopongono al test, gli animali saranno in grado di percepire l’eventuale presenza di sostanze chimiche rilasciate proprio dai passeggeri positivi al virus. Tutto senza un contatto diretto tra persona e animale.
L’addestramento dei cani, messi a disposizione dall’Associazione Carabinieri e dall’Avs Oslj Amici Volontari Soccorso di Milano, è partito qualche mese fa e proseguirà in queste settimane nei locali della Maxiemergenza del servizio 118. Uno dei partner dell’iniziativa è Bios, centro medico di Mondovì, che fornisce i campioni utili all’addestramento.
Positivo il commento dell’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi, fiducioso che l’impiego dei cani non si limiti ai soli aeroporti ma venga esteso anche in altri settori della scienza medica.
Il progetto nasce anche grazie alla collaborazione con una società finlandese che nell’ultimo trimestre del 2020 ha condotto una ricerca su un campione di seimila passeggeri. I risultati hanno dimostrato che per il 95% delle volte gli animali sono stati in grado di riconoscere i soggetti portatori di Covid anche cinque giorni in anticipo rispetto alla manifestazione dei primi sintomi.
Si è riscontrato infatti che i contagiati producono una maggiore quantità di sostante chimiche, poi successivamente rilasciate a livello epidermico. È proprio questo che viene insegnato ai cani: riconoscere queste sostanze attraverso l’utilizzo di salviette che vengono passate a contatto della pelle delle persone che si sottopongono al test.