22 Novembre 2024
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 Luisella Zanino, pediatra, commissione ambiente OMCeO-TO

L’ inquinamento dell’aria è una delle principali minacce per la salute umana, particolarmente per i bambini: l’esposizione all’aria inquinata (sia essa aria interna o aria  esterna)  da PM2, PM5, monossido d’azoto (NO2) e ozono(O3), aumenta il rischio di malattie respiratorie in tutti i bambini in generale  e di polmoniti nei bambini piccoli o piccolissimi in particolare 

Poiché all’inizio  della pandemia la diffusione del SARS-COV 2 fu maggiore nelle aree più industrializzate,  una delle domande che il mondo scientifico italiano e mondiale  si  pose in relazione alla diffusione della pandemia  fu se l’elevata diffusione e mortalità della pandemia in alcune zone  più che in altre  fosse correlata ai livelli degli inquinanti atmosferici . All’inizio del 2020 numerose indagini, studi e review furono prodotti in Italia e nel Mondo intorno  a questo aspetto. Alla fine  quasi tutti  gli Autori conclusero che l’elevato livello di inquinamento dovrebbe essere considerato un cofattore  in causa  sia nella diffusione  sia e  soprattutto in termini di letalità dell’infezione.

Ad oggi il mondo scientifico è  dunque quasi unanime nel concludere che l’inquinamento atmosferico ha effetto favorente sia nella diffusione che nella gravità dei casi di COVID-19.

Occorre rammentare che è ampiamente dimostrato come  purtroppo le  persone che vivono in aree  altamente inquinate soffrano di una condizione infiammatoria cronica con conseguente  elevata  suscettibilità alle malattie respiratorie e cardiovascolari, fattori favorenti un elevato esito letale da COVID-19.

Studi condotti in tutto il mondo  indicano che l’esposizione a livelli elevati di inquinanti favorisce  non solo una aumentata letalità ma anche  un aumento del contagio da COVID-19, sia essa a lungo termine o  a breve termine. Una delle  ipotesi  è che il PM,  insieme ad altri contaminanti chimici e biologici, possa agire come vettore di trasporto del virus per via aerea, favorendone la diffusione. Sebbene non sia stato ancora dimostrato il potenziale effetto sulla diffusione aerea del virus, esistono evidenze sul nefasto  contributo dovuto alla esposizione cronica all’inquinamento atmosferico  nella suscettibilità alla malattia da SARS-COV-2 poiché  l’esposizione al PM  potrebbe indebolire la risposta immunitaria, con conseguente incapacità di difendersi dall’invasione del virus; gli inquinanti atmosferici indurrebbero  inoltre una maggiore espressione dei recettori ACE-2,  chiamati in causa nella suscettibilità a farsi infettare.

L’esposizione al PM e agli inquinanti atmosferici, provocando infiammazione cronica delle vie respiratorie  causerebbe maggior  predisposizione ad infezione grave, talora letale ed il particolato atmosferico potrebbe anche  favorire la trasmissione di SARS-CoV-2 fra persona e persona a distanze maggiori, trasportandolo. Altri fattori ambientali e demografici  giocherebbero un ruolo nell’elevato tasso di mortalità italiano (5), ivi compreso l’invecchiamento della popolazione, le comorbidità presenti soprattutto negli individui più anziani, il tasso di inquinanti e, non ultimo, lo stress del SSN italiano, con saturazione dei posti ospedalieri, particolarmente  nei reparti di rianimazione.

Concludendo,  possiamo chiederci  come questa pandemia abbia influito e possa influire  in termini di tutela dell’ambiente e in questi termini  le  suggestioni sono molte,  sia relative  a ciò che è avvenuto che per ciò che avverrà.

Contemporaneamente alla pandemia è aumentato a dismisura l’uso di plastiche usa e getta e  dunque di rifiuti, sanitari e non , con prevedibili  e preoccupanti conseguenze per l’ambiente, sia a breve  sia a lungo termine, relative  al loro smaltimento.  Anche la crisi economica conseguente alla pandemia potrebbe avere preoccupanti risvolti nel diminuire l’impiego di risorse per la tutela ambientale.

Durante  il periodo di lockdown, come prevedibile, c’è stata  nel mondo intero una  netta riduzione delle emissioni inquinanti, un riappropriarsi di spazi da parte di altre specie animali e  molte riflessioni sono nate da qui  intorno alla urbanizzazione selvaggia prodotta dall’uomo, allo sfruttamento violento delle altre specie animali fino a provocare zoonosi causa di pandemie come questa, eventi che inducono a  farsi domande scomode sulle responsabilità degli umani nella salvaguardia del pianeta Terra e sulle  disastrose conseguenze  provocate dal cambiamento climatico.

Per contro,  in una visione ottimistica del nostro futuro, la profonda  e gravissima crisi che ha coinvolto l’intera umanità potrebbe avere un  ruolo positivo  nel risvegliare le coscienze verso  progetti etici e di sostenibilità ambientale in grado di salvare questa nostra Terra e con essa l’umanità intera.

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