Maria Chiara Vietti
Il libro “La Milanese” di Michela Proietti, alla sesta ristampa dalla sua prima edizione di settembre, sulle orme de “La Parigina” della ex modella Ines de la Frassange e di Sophie Gachet, descrive la donna milanese attraverso la cultura e il costume di Milano.
Protagonista femminile della città della moda italiana, la Milanese è una donna che non teme di vestirsi colorata usando abbinamenti challenging, snobbando il nero e perseguendo il suo mantra: less is more. Sa di non doversi vestire di rosso alla Scala, al massimo di rubino, è amante delle tradizioni ma anche progressista. Quando una cosa è stravagante la Milanese la definisce “divertente” regalando un’accezione positiva anche ai canoni non classici. La curiosità la spinge verso la diversità e la voglia di internazionalità le fa abbracciare feste e usi stranieri come Halloween, il Thanksgiving e il Blackfriday.
La donna milanese è una donna moderna che ha il culto dell’eccellenza e non ambisce ai carati ma alla carriera. Problem solver e Lady Finance è emancipata ma si dirige volentieri verso il successo insieme al marito formando una “power couple”. Ama l’open space dove però prenota sempre la stessa postazione, indispettendosi se altri nell’utilizzarla non la lasciano in ordine. È una donna competitiva: la competizione a Milano è “un po’ come il prezzemolo, si trova dappertutto”. Predica lo “staccare” ma cerca sempre il wifi e, anche in smartworking, si prende cura di sé e della sua immagine: alla fine l’unica a cui vuole piacere è sé stessa.
La donna milanese non rinuncia al lavoro ma nemmeno alla famiglia. Da pianificatrice quale è si occupa sin da subito della scuola del proprio bimbo. Cosi’ pare siano nate leggende di “milanesini” già iscritti in illustri istituti all’età di sei mesi. La figlia della Milanese, la “giovane milanese”, esce con l’abito da sera della mamma ma rigorosamente in sneakers e la sua parola chiave per cena è “easy”: posti che non impegnano né il palato, né l’outfit e nemmeno il portafogli. Per i Milanesi, infatti, il lusso esagerato è disdicevole.
La milanese è una donna che riceve il giovedì, perché il venerdì’ sera i milanesi partono per il weekend al mare, in montagna o al lago. Per loro il weekend è più semplicemente identificabile con la giornata di sabato. La domenica, infatti, il milanese si sveglia – all’opposto del romano – con il pensiero di voler rientrare a Milano per prepararsi alla settimana lavorativa. La milanese, o più comunemente i milanesi, si dividono tra Sankt Moritz e Courmayeur e tra Santa Margherita e Forte dei Marmi, in quest’ultimo caso quindi tra barca e focaccia o bici e tenda.
La milanesità
Il ritmo della scrittura di “La Milanese” è energico e scorrevole. L’uso degli aggettivi, l’inserimento degli inglesismi e i paragoni sono più che appropriati. La cultura e i costumi rispecchiano la vera Milano di oggi. Il risultato è un libro che apre una finestra culturale sulla milanesità e sugli usi e costumi di una Milano che non tutti conoscono veramente.
Il libro non si riduce, infatti, alla presentazione di una donna borghese, ovvero della “sciura” che di tutto il mondo è paese (a Torino verrebbe chiamata “madamin”) ma al contrario ci offre la descrizione di una Donna Moderna con tutti i suoi difetti, talvolta resi ridicoli, e con i suoi pregi, mai eccessivamente elogiati.
Con ilarità e semplicità ci viene riportata l’immagine di una donna colta ma a cui viene una paresi facciale a forza di ripetere la parola “green”. Di una donna che siede nei Cda ma non rinuncia ai suoi capricci come andare dal parrucchiere il giorno prima del parto con il risultato di avere i capelli più ordinati di Kate Middleton all’uscita dalla Mangiagalli. Non lagnosa, nemmeno col brutto tempo, rischia di avere uno shock in caso di “fully booked”.
Curiosa ma, di fatto, abitudinaria vive Milano e i suoi eventi come Orticola e Theodora ma il suo raduno preferito è il lunedì al mercato di San Marco quando c’è anche il banco del pesce perché è convinta che il più eccellente d’Italia si trovi a Milano.
Milangeles
Il libro di Michela Proietti abbatte un importante pregiudizio. La Milanese non è la donna perfetta ma è semplicemente l’incarnazione di una cultura. La romana, la napoletana e la siciliana non hanno nulla da invidiare alla milanese. La donna romana è espressione della romaneità come la napoletana della napoletaneità.
La donna che vive a Milano, città della finanza e della moda in Italia, massima espressione di “time is money”, è una donna all’avanguardia non solo glamour e mondana ma anche amorevole e materna. Crede di vivere al centro del mondo, Milano come Los Angeles, seppur l’idea di una Milano internazionale sia un po’ sopravvalutata. “Milan l’è on gran Milan” certamente, ed è la città più internazionale d’Italia, ma forse Los Angeles è un’altra storia, non per forza migliore.
La Cultura Milano
Se però la donna milanese, e più in generale Milano, è così amata, invidiata e odiata è perché ha qualcosa di diverso. La diversità forse è semplicemente identificabile nella mentalità.
La Cultura Milano è una cultura fatta di possibilità ma di duro lavoro, di intrattenimenti stupefacenti ma di prezzi salati, di ordine e pulizia ma di multe e di percorsi a ostacoli. Milano o la odi o la ami, non può esserti indifferente. Che sia esteticamente meno bella di altre città, vero, che sia meno affascinante, falso. Milano è una città che apre le porte a tutti ma la partita la giochi da solo.
Forse il migliore insegnamento di Milano a un giovane è che non è la città a fare la mentalità ma è la mentalità a fare la città.