Carlotta Viara
“L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” è il film di Natale. Tratto da una storia vera, a metà tra la cronaca e l’utopia.
Siamo nel maggio del ‘68 sulla riviera romagnola: il visionario fondatore ingegner Rosa proclama l’indipendenza della micronazione Insulo de la Rozoj, una piattaforma artificiale di 400 mq al largo delle acque territoriali adriatiche (ad una distanza dalla costa appositamente “studiata” per superare di appena 500 metri i confini italiani).
Il neonato stato ha una popolazione di una manciata di abitanti ed è dotato di tutto ciò che occorre per definirsi tale: lingua (l’esperanto); bandiera (rose rosse su sfondo bianco); inno (un’aria de “Il vascello fantasma” di Wagner); moneta (il mill); struttura governativa (articolata in cinque dipartimenti con tanto di presidente).
Un sogno eccentrico e fugace, interrotto anzitempo da un brusco risveglio (la distruzione nel febbraio del ‘69).
Ci ha pensato Netflix a riportare in vita questa piccola leggenda nostrana, questo forse un po’ donchisciottesco “omaggio ai grandi slanci”, che già aveva fatto molto parlare di sé stampa ed opinione pubblica anche a livello internazionale.
Il taglio non è documentaristico, ma di libera trasposizione scenica di fatti realmente accaduti … con le licenze cinematografiche del caso.
Per la regia da dieci e lode di S. Sibilia ed il talentuoso E. Germano nel ruolo del protagonista, la vicenda della geniale impresa è stata girata a Malta con un cast azzeccatissimo.
Una versione fresca e colorata di un’Italia catapultata in pieno fermento sessantottino, con qualche divertente inciampo nei soliti cliché.
Principio ispiratore: la (straordinaria) convinzione che tutto sia (ordinariamente) possibile.
Non è d’altronde casuale che la scelta per varare il curioso progetto fosse ricaduta sull’area di zona “franca” antistante le (già allora) trasgressive spiagge riminesi. Così come non è trascurabile l’ipotesi di una sua iniziale destinazioneper l’attrattiva turistica.
Speculazione commerciale o luogo ideale che non c’è alla Thomas More?
Utopia si infrange contro lo scoglio del sospetto, barcamenandositra scontri politici, interrogazioniparlamentari e vicissitudini giudiziarie fino a sfociare nell’assurdo del blocco navale e dell’occupazione militare.
Dopo mesi di estenuanti battaglie, l’Isola delle Rose si inabissa, circondata dall’ostilità dei pochi e dalla solidarietà dei molti.
Tonnellate di esplosivo ed, a seguire, una burrasca ne cancellano le tracce, ma il sogno sopravvive in tutti i “Giorgio Rosa” che, con fermezza ed una buona dose di estro, coltivano il proprio miraggio di libertà.