22 Novembre 2024
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di Carlotta Viara

“Georgia on my mind” o, parafrasando il nostro De André, “Quello che non ho è una bandiera bianca”.

Non si arrende Trump alla sconfitta elettorale, ma, anzi, ritorna in pista più combattivo che mai con il suo primo comizio a poco più di un mese dalle presidenziali.

Riparte dalla strategica Georgia, dove asserisce (contro ogni evidenza) che il riconteggio dei voti gli abbia dato ragione.

Stop the steel! Ho vinto qui e vincerò le elezioni”. Questo il suo grido di battaglia, nonostante il risultato del ricalcolo deponga in senso contrario: la  tessera che mancava al mosaico per riconoscere ufficialmente a Biden la maggioranza dei grandi elettori.

L’ex presidente non si è fatto poi sfuggire la ghiotta occasione per punzecchiare i democratici anche su un altro fronte ancora aperto: “Proveranno a truccare i ballottaggi per i seggi al Senato“.

A gennaio si terrà infatti la designazione degli ultimi due posti vacanti “chiave” per il divide et impera alla camera alta del Congresso: ad oggi lo score è di 50 seggi ai repubblicanicontro i 48 ai dems.

Se la Georgia optasse integralmente per la linea progressista, il pareggio assicurerebbe al partito dell’asinello vita facile, considerato che il presidente dell’istituzione è la Harris.

Viceversa, basterebbe anche una sola scelta conservatrice per consegnare il controllo  al partito dell’elefantino… così maggiormente “titolato” nel dare dell’ulteriore filo da torcere all’operato di Sleepy Biden.

I sondaggi sono dalla sua parte e Trump cavalca l’onda, mosso dalla volontà di riscatto per il “voltafaccia” delle tradizionali roccaforti GOP, ora espugnate dai liberalisti insieme agli innumerevoli stati in bilico (i cd swing states) che alla fine hanno propeso per Biden.

Incassata la delusione, bisogna giocarsela fino in fondo perché, come insegna il praticatissimo baseball, “non è finita finché non è finita”.

Qualora, comunque, tentato il tentabile, la right wing non dovesse vincere la sfida dei senatori in Georgia, il presidente uscente pare intenzionato a consolarsi nella sua prediletta (ma traditrice poiché anch’essa passata al nemico) Florida, a Palm Beach,     residenza di Mar-a-Lago: https://www.nytimes.com/2020/11/24/us/trump-is-renovating-mar-a-lago-ostensibly-preparing-for-life-post-presidency.html.

Un buen retiro di granlusso (58 stanze da letto e 33 bagni) in cui, tra marmi, cristalli, e rubinetterie d’oro (nonché campo da golf ed addirittura rifugio anti atomico), lo stile è sfarzosamente italiano.

Cocktail a bordo piscina e musica di sottofondo “Georgia on my mind”.

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