Ginevra D’Angelo | «Economia comportamentale, branca dell’economia che, a partire dall’analisi sperimentale e impiegando concetti tratti dalla psicologia, elabora modelli di comportamento alternativi rispetto a quelli formulati dalla teoria economica standard» [Treccani].
Circonomìa caffè analizza in mondo trasversale la sostenibilità ponendosi come punto di vista e tema della discussione l’economia comportamentale.
Il festival dell’economia circolare e delle energie dei territori, al suo quinto webinar estivo, affronta la tematica della Behavioural economics coinvolgendo esperti nel settore come
Lorenzo Lotti insegnate universitario alla UCL di Londra, Institute for Sustainable Resources, e Francesco Pozzi professore alla IULM di Milano, psicologo e co-fondatore di aBetterPlace.
Bisogna agire come architetti delle scelte.
«Le persone hanno bisogno di essere aiutate e sostenute a prendere buone decisioni» Francesco Pozzi usa queste parole per spiegare l’idea alla base dell’economia comportamentale, la razionalità limitata dell’uomo.
Secondo la Behavioural economics non siamo gli esseri razionali che crediamo e che l’economia classica ci impone di essere, in realtà siamo costantemente soggetti ad influenze e a possibili errori, ed è proprio per questo che abbiamo bisogno di agire come architetti delle scelte, per creare ambienti che ci aiutino a scegliere meglio.
L’economia comportamentale fa proprio questo, attraverso strumenti e metodologie diverse, si occupa di come le persone prendono decisioni e di cosa influenza i nostri processi decisionali, sopratutto in situazioni d’incertezza e mancanza d’informazioni.
Ci sono due aspetti chiave nell’economia comportamentale, il contesto in cui si agisce, quali aiuti ci da e quali errori ci porta a compiere, e l’aspetto più psicologico che riguarda le decisioni, una serie di automatismi e tendenze che guidano nostre scelte e azioni.
Behavioural economics e sostenibilità.
In ambito di economia circolare, sostenibilità e riciclo le conseguenze dei nostri comportamenti sbagliati sono lontane e intangibili, ciò per tanto non ci permette di vedere i nostri errori e di poterci correggere nell’immediato.
Ed è qui che entra in campo l’economia comportamentale a riportarci sulla retta via.
Lorenzo Lotti afferma che se vogliamo abbracciare la sostenibilità dobbiamo svolgere azioni concertate, non solo a livello di grandi investimenti per le nuove energie, la ricerca e l’innovazione, ma anche sulla mentalità degli individui.
Comportamenti e decisioni finali sono un aspetto da tenere in considerazione, infatti gli interventi di economia comportamentale possono essere coordinati e combinati con altre politiche circolari per poterne aumentarne l’efficacia.
Diffusione.
Per quanto riguarda la diffusione di questa “nuova economia” più attenta alle persone, entrambi gli interlocutori della discussione si trovano d’accordo nel registrare un trend positivo sia in territorio nostrano che internazionale.
Sono ben 136 i paesi in cui sono stati applicati Behavioural Interventions con risultati positivi e tangibili, c’è una crescita che va sostenuta e incoraggiata.
Pro e contro dell’economia comportamentale.
I pro sono molti, ma l’economia comportamentale può avere anche degli effetti dannosi quando il nudge, spinta gentile, diventa uno strumento di costrizione e manipolazione.
Per questo Richard Thaler, padre della behavioural economics, si pone il problema etico e opta per interventi di architettura delle scelte nel rispetto della libertà individuale.
L’economia comportamentale ha lati positivi e negativi, ma se attuata in modo corretto e coscienzioso ci porterà a fare scelte più giuste, consapevoli e forse ad un cambio permanente di mentalità e paradigma, proprio quello di cui ha bisogno il nostro pianeta.