22 Novembre 2024
Noemi Rapello | Nell’ultimo mercoledì del ciclo d’incontri webinar di Circonomia si da spazio a cinque giovani startupper under 35 impegnati nel mondo dell’Economia Circolare
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Noemi Rapello

Nell’ultimo mercoledì del ciclo d’incontri webinar di Circonomia si da spazio a cinque giovani startupper under 35 impegnati nel mondo dell’Economia Circolare.

Alice Zanteschi e Francesca Pievani di Fili Pari, che si occupa di realizzare un tessuto partendo da fibre di marmo derivanti dall’industria della pietra.

Andrea Cavagna di Sfridoo, che valorizza gli scarti della produzione industriale aiutando le aziende a capire i vantaggi economici dell’economia circolare.

Giovanni de Lisi,  di Greenrail che realizza traverse ferroviarie ecosostenibili in caucciù e plastica riciclata.

Ed infine Andrea Quartieri,  di Packtin,  che si occupa di imballaggi biodegradabili e commestibili, partendo da sottoprodotti agroalimentari.

Dirige l’incontro Filippo Femia giornalista della Stampa.

Nell’incontro si richiama il celebre Rapporto Bruntland, come ci informa Roberto della Seta, firmato nel 1987 dal presidente della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo Gro Harlem Brundtland. Il rapporto aveva, e ha tutt’ora, lo scopo di fornire le linee guida per lo sviluppo sostenibile. Questi giovani startupper sono nati all’epoca della pubblicazione dell’accordo diventando quindi quelle che all’epoca erano le “generazioni future”.

Femia chiede agli ospiti di esporre lo stato dell’arte di oggi ma anche come vedono il futuro.

Alice Zanteschi illustra il suo punto di vista riguardo il settore tessile, il quale  ha forte impatto ambientale, e afferma che molto spesso si ha più produzione di quanto sia realmente necessario.

Il pubblico, d’altro canto, si sta rendendo conto che questa produzione fast fashion non è sostenibile. Ma dall’altro lato c’è una supply chain che è abituata a produrre grandi quantità. Bisognerebbe incentivare i consumatori ad acquisti che premino la qualità e non quantità.

Secondo Andrea Cavagna Il Rapporto Bruntland è la partenza di un percorso, in questo periodo c’è più consapevolezza da parte del cittadino ma anche delle aziende stesse che cercano di migliorare il loro impatto ambientale senza perdere qualità nella produzione.

Tutti concordano poi sul sentimenti di fiducia per il futuro, il trend che si sta imboccando è quello giusto.

L’accento si sposta poi sulla pandemia COVID-19 e sul quesito se possa aver minato in un certo senso i passi in avanti che sono stati fatti verso la sostenibilità

Secondo Andrea Quartieri ci sarà principalmente una diminuzione degli investimenti da parte di privati nell’ambito della sostenibilità, Cavagna aggiunge che la pandemia ha fatto comprendere e mettere in discussione molti aspetti della società. Ad esempio attraverso lo smartworking si è visto una grande diminuzione dell’inquinamento ambientale.

Si passa poi a discutere sul fatto che in Italia, al contrario di molte altre nazioni europee, non è presente un partito verde. Secondo Fili pari non è estremamente necessario un vero e proprio partito verde, ma anzi tutti i partiti dovrebbero parlare di sostenibilità.

La questione ambiente deve essere la normalità. È necessaria una normativa chiara che aiuti le aziende a fare le giuste scelte non necessariamente deve esserci un partito.

Dal punto di vista di Quartieri un’ azienda deve fare principalmente profitto non pensa in prima battuta all’etica, la politica deve rendere possibile un economia sostenibile ma che sia anche redditizia e competitiva.

Il processo deve aver effetto sulle aziende ma non si può chiedere alle aziende di farlo da solo, sono necessarie delle normative.

Parlando del futuro, Filippo Femia chiede agli intervistati di fingere di dover redigere il rapporto Bruntland 2.0 e cosa inserirebbero.

La rappresentante di Fili Pari punterebbe sulla tracciabilità di filiera, ottimizzazione della filiera produttiva (usare tutte le risorse del territorio), e assoluta collaborazione da parte dello Stato con normative.

Il portavoce di Sfridoo aggiungerebbe la simbiosi industriale inteso come il rifiuto di un azienda che diventa materia prima per un’altra, parametri di rigenerazione e riparabilità per un bene quindi la facilità di smontaggio per il recupero di materie prime e infine  modificare i modelli di business e quindi vendere un servizio invece di un prodotto.

Giovanni de Lisi di Greenrail propone di lavorare sul public procurement quindi invece del prezzo basarsi sul costo ambientale

Andrea Quartieri di Packtin proporrebbe di  obbligare le aziende a riconvertirsi ad un prodotto più durevole e riparabile possibile.

In conclusione l’intervento di Roberto della Seta che ci ricorda dati importanti  “l’Italia è Paese leader in Europa per economia circolare, leader per la percentuale di rifiuti che vengono riciclati e diventano, quindi, materia prima seconda.

I primi in Europa per percentuale di materia seconda sulla materia prima che viene utilizzata nei vari processi industriali e non solo.”

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