Alessandra Ferrara
I primi anni del 900’ risentono il sentimento di ribellione verso il vecchio che aveva accompagnato l’uomo dalla Rivoluzione Industriale. Innovazione tecnologia, nuove correnti politiche iniziano a prendere il posto di tradizioni troppo rigide e poco aperte al progresso ed al pensiero libero, ma soprattutto critico. Il 900’ è tra i periodi economico-culturali più intriganti e tormentati che, grazie alla potenza delle varie forme d’arte, ha segnato l’inizio di una nuova rivoluzione.
Nella pittura, in particolare, gli artisti iniziano a concepire nuove tecniche esecutive ma soprattutto utilizzano le setole dei pennelli per esplorare l’inconscio umano: Munch con L’Urlo esalta la disperazione, Picasso inizia a scomporre le forme geometriche, Kandisky a dipingere emozioni. I famosi quartieri di Parigi Montmartre, prima, e Montparnasse, dopo, diventano la culla di questi e molti altri artisti, poeti, letterati.
Il principe italiano
Sui libri di scuola i nomi sopra citati, accompagnati da quello di Cézanne o Dalì, sono piuttosto ricorrenti e oggetto di verifica durante le interrogazioni di Storia dell’arte di milioni di liceali. A suo tempo alla mia classe fu assegnato anche un artista italiano, famoso per i suoi ritratti di donne dal collo allungato dipinte, spesso, senza pupille: il livornese Amedeo Modigliani, noto come Modì per gli amici francesi, che lo accolsero tra i loro vicoli, gallerie e bistrot dove amava trascorre il suo tempo e la sua vita dissoluta a base di droghe, alcol, donne e pennelli
Più volte mi son chiesta il motivo di quella scelta, ma, solo dopo aver visto dal vivo uno dei suoi ritratti alla Galleria di Arte Moderna di Torino e analizzato la sua personalità attraverso le testimonianze raccolte negli scritti di persone a lui vicine, ne ho compreso le ragioni.
Lo descrivono come un uomo di bassa statura, magro, di bell’aspetto tanto da avere la testa di Antinoo ed occhi dalle scintille d’oro, comericorda la poetessa russa, amica ed amante, Anna Achmatova. Elegante come se volesse emulare un principe di corte, nonostante conducesse una vita quasi di stenti: era un aristocratico nato diceva di lui il suo mecenate Paul Alexandre. L’amico Max Jacobs, a cui dedicò anche un ritratto, lo descrive invece come un uomo orgoglioso, sgradevole ed irascibile ma agli occhi delle donne dolce, attraente, ammaliante. Si racconta che amasse recitare a memoria i versi della Divina Commedia per le strade di Parigi. Era, pertanto, pienamente consapevole del suo fascino, dell’innata bellezza fisica, del suo sguardo tenebroso: il suo apparire ed essere maledettamente bello era contemporaneamente arma di seduzione e di arte.
“Sono io stesso lo strumento delle potenti forze che nascono e muoiono in me”
Modigliani era presuntuosamente consapevole del suo valore di artista, tanto da non sentirsi mai particolarmente legato ad una corrente: l’arte, attraverso la scultura e la pittura, era la sua unica ragione di vita.
La tela Stige di Modì
Il soggetto ricorrente nei suoi ritratti e nudi sono le donne: modelle, amiche o amanti raffigurate spesso in primo piano con la testa leggermente inclinata, senza occhi, e il collo affusolato (caratteristica derivante dalla sua conoscenza dell’arte africana. Aveva, infatti, studiato prima a Firenze alla Scuola libera del Nudo, poi a Venezia all’Istituto di Belle Arti).
Alessandro D’Avenia nella sua rubrica “La casa ce l’avete dentro, restateci e ampliatela” afferma che l’unità che Modì non aveva nella sua vita la riversava nelle figure femminili, che per lui rappresentano quasi un rito creativo primordiale.
Inoltre, per Modigliani, come lui stesso sosteneva, dipingere una donna è possederla: come il più arguto dei seduttori conquista la sua preda rendendola immortale. È come se riflettesse sé stesso: il pennello diventa la spada di Narciso. Strumento con cui trafigge il suo istinto di seduttore passionale e carnale, la sua bellezza, la sua anima irrequieta, lasciando sulla tela la figura della donna come prova del delitto perfetto.
Ebbe sicuramente numerose amanti, ma solo due donne furono fondamentali nella sua vita: la scrittrice inglese Beatrice Hasting, Bice come era solito chiamarla, e la pittrice diciannovenne Jeanne Hébuterne da cui ebbe la sua unica figlia. Di quest’ultima, Amedeo si innamorò follemente nonostante la differenza d’età. Fu l’unica a cui dipinse l’anima facendogli dono degli occhi che sosteneva esserne lo specchio:
“Con un occhio cerca nel mondo esterno, mentre con l’altro cerchi dentro di te”
L’autenticità, il velo di mistero e allo stesso tempo la semplicità dei suoi ritratti descrive un uomo innamorato di se, dei suoi tormenti, delle sue passioni e soprattutto della sua arte.
Ecco che non si può che restare folgorati e ammaliati da Modì:
Siamo dentro alla favola
Che ci lascia sorridere
Poco prima di piangere,
Modigliani
Hai due ore per ridere,
Poi si riprende a vivere, vieni il vino è già in tavola,
Ma non bertelo tutto,
Lasciane un po’ per me.
Modigliani, Dargen D’Amico